Benzina, cosa succederà adesso ai prezzi: la previsione e il nuovo cartello da tenere docchio al distributore

11 gennaio
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Il caro benzina è sempre in prima pagina. Ieri pomeriggio si è svolta la riunione a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il ministro dell'economia, Giancarlo Giorgetti, e il comandante generale della guardia di finanza, Giuseppe Zafarana. L'incontro è durato circa un'ora e mezza. Obiettivo valutare ogni possibile ulteriore azione di contrasto alle presunte speculazioni in atto sui prezzi dei carburanti. Gli aumenti però, su questo dubbi non ce ne sono, vanno attribuiti alla fine dello sconto governativo sulle accise. Cosa accadrà nei prossimi giorni? E cosa cambia col decreto approvato poi ieri sera dal governo? La scelta di non rinnovare il taglio delle accise sulla benzina di fatto è la prima misura largamente impopolare dell'esecutivo entrato in carica da pochi mesi. Meloni dall'opposizione aveva promesso la progressiva abolizione delle accise sui carburanti, puntandoci parecchio in lunghi anni di campagna elettorale permanente: ora c'è un primo reale fattore di attrito anche con una parte dei suoi elettori. 

La previsione sui prezzi della benzina

"La scelta del governo di non prorogare il taglio delle accise non è stata presa a cuor leggero. Una scelta molto meditata e molto sofferta, una misura che però costa oltre un miliardo al mese. Il governo ha deciso di utilizzare quelle risorse per aumentare le pensioni minime, per tagliare il cuneo fiscale, quindi tutte misure sociali. È chiaro che se ci sarà la possibilità , e i conti lo consentiranno, appena possibile potremo ridurre anche il costo della benzina. Ma ricordo che abbiamo impegnato 30 miliardi per ridurre il costo delle bollette", ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Alla domanda se si intendesse un intervento proprio sulle accise sui carburanti, Ciriani ha confermato: "sì, sulle accise che incidono sul costo della benzina". Possibile dunque un nuovo sconto sulle accise, ma non ci sono certezze sui tempi.

All’interno della maggioranza ci sono posizioni diverse, con Lega e Forza Italia che ieri volevano ripristinare lo "sconto" deciso dal governo Draghi (prima 30 centesimi, poi 18) e prorogato soltanto fino a fine dicembre. Sconto che costa troppo, il Tesoro quei soldi non ha idea di dove reperirli e la premier Giorgia Meloni ha frenato.

"La previsione, dai dati che abbiamo rilevato nei primi 8 giorni dell'anno, è che dovrebbe esserci una stabilizzazione su questi prezzi - dice il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.- Ci sono una serie di situazioni che vanno monitorate - ha aggiunto -, per capire se parliamo di autostrade o di zone dove c’è un solo distributore, come nelle isole. Per un prezzo sopra i 2 euro, ci vuole una giustificazione specifica. C'è una richiesta da parte dell’Antitrust di una verifica di quei casi dove c’è stata un’eccedenza, ricordando che il prezzo è libero".

Il decreto approvato dal governo: tetto al prezzo (solo in autostrada)

La prima novità concreta dietro l'angolo è che ogni distributore dovrà esporre, al mattino si ogni singolo giorno, il prezzo medio della benzina e degli altri tipi di carburante, ad esempio il diesel. Una semplice misura di trasparenza che il Consiglio dei ministri ha varato per contrastare le speculazioni sul caro-carburanti. In questo modo, il consumatore vedrà la differenza tra il prezzo medio e quello adottato dal singolo benzinaio. Il decreto approvato ieri sera dal Cdm, intitolato 'Norma sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti e rafforzamento dei poteri di controllo e sanzionatorio del garante dei prezzi', prevede che il ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica, pubblichi ogni giorno sul proprio sito la media giornaliera del prezzo del carburante. Sono previste sanzioni in caso di violazione della comunicazione, qualora vi fosse una recidiva si potrà procedere alla sospensione dell'attività per un minimo di una settimana e un massimo di 90.

Faib-Confesercenti (la principale associazione di categoria) protesta apertamente: "Così si esasperano ulteriormente i gestori, che già oggi espongono una decina di cartelli prezzi sulle aree di servizio. Si crea una vera e propria babele cartellonistica, utile solo ad esporre i gestori ad ulteriori sanzioni creando confusione nei consumatori". 

Il decreto prevede che, sulla rete autostradale, gli esercenti debbano applicare prezzi di vendita non superiori a una percentuale, che sarà fissata da una apposita norma, rispetto al prezzo medio giornaliero: un decreto ministeriale in materia sarò varato nei prossimi giorni. Perché in autostrada la benzina costa di più? I prezzi più alti osservati storicamente sulla rete autostradale, al netto di alcune punte che rappresentano però casi isolati, dipendono dai maggiori costi di gestione e dalle royalties che vanno corrisposte al concessionario della tratta. Ciò non toglie che possano esserci episodi di speculazione.

Previsto anche il rafforzamento dei collegamenti con l'azione dell'Antitrust per intercettare tempestivamente eventuali 'cartelli' tra le compagnie. Sarà inoltre irrobustita la collaborazione con la guardia di finanza per sorvegliare e reprimere sul nascere eventuali condotte speculative. Inoltre, si prevede l'istituzione di una commissione speciale di "allerta rapida" per la verifica della dinamica dei prezzi di filiera e il raccordo tecnico con in ministeri. Ci sarà anche un "rafforzamento dei poteri di controllo e sanzionatorio del garante dei prezzi".

Infine, nel periodo gennaio-marzo 2023, il valore dei buoni benzina ceduti dai datori di lavoro privati ai lavoratori dipendenti, nel limite di euro 200 per lavoratore, non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente.

Il differenziale tra self service e servito

Il presidente dell'autorità garante della concorrenza e del mercato, Roberto Rustichelli, ha scritto al comandante gnerale della guardia di finanza, Giuseppe Zafarana, chiedendo la collaborazione del corpo al fine di acquisire la documentazione inerente ai recenti controlli effettuati sui prezzi dei carburanti, con particolare riferimento alle violazioni accertate. L'Antitrust analizzerà se ci siano state o meno pratiche commerciali scorrette e violazioni alla concorrenza.

Nella prima settimana di gennaio il ministero dell'Ambiente ha rilevato nel consueto monitoraggio nazionale un aumento dei prezzi sostanzialmente in linea con il rialzo dovuto alla mancata proroga del taglio delle accise. Stando a quanto pubblicato sulla pagina web del Mase dedicata all'andamento dei prezzi settimanali, tra il primo e l'8 gennaio la benzina in modalità self è salita da 1,644 euro a 1,812 euro al litro con un aumento di 16,8 centesimi. Il gasolio è passato da 1,708 a 1,868 euro, con un rialzo dei 16 cents. Dal primo gennaio il rialzo delle accise è stato di 18 centesimi. Prezzi in rialzo del 10% per benzina e gasolio nell’ultima settimana, dunque, in base alla media ponderata delle compagnie petrolifere attive in Italia: gli aumenti registrati sono totalmente in linea con l’incremento delle accise.

"In queste ore stiamo monitorando gli incrementi dei prezzi sui combustibili in modo da dare tutte le informazioni al governo per vedere se ci sono delle ottimizzazioni possibili e per ridurre il più possibile anche gli aumenti", ha detto l'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Roberto Tomasi, a margine dell'inaugurazione della nuova piazza pubblica sopraelevata di Cinisello Balsamo, nell'hinterland milanese. "Abbiamo fornito i rilievi che sono stati condotti e c'è un differenziale in certi casi molto importante", aggiunge Tomasi, precisando che "questo non viene gestito da Autostrade per l'Italia ma dalle società petrolifere". In particolare, precisa l'a.d., "ci sono differenziali anche di 33-34 centesimi per litro in media tra il self service e il servito. E ancora oggi c'è circa un 20% degli utenti che continua a utilizzare il servito".

"Speculazioni? Accuse senza fondamento"

"Speculare sui prezzi dei carburanti? È un'accusa senza fondamento, perché tra l'ultima settimana di dicembre e i primi giorni di gennaio il prezzo industriale dei carburanti, stante la sostanziale stabilità dei mercati internazionali, non è variato e la differenza che vediamo oggi è dovuta al solo aumento delle accise". Lo ha chiarito ieri il presidente dell'Unem Claudio Spinaci. "Al momento - spiega il capo dei petrolieri italiani - siamo a circa 18-19 centesimi in più rispetto a quelli di fine anno. Non vedo dove sarebbe la speculazione se la differenza è pari all'aumento delle accise Iva compresa. Siamo in pratica tornati ai prezzi del 23 marzo dopo il taglio delle accise, ma senza il taglio. Il benchmark per i carburanti non sono le quotazioni del greggio ma le quotazioni internazionali dei prodotti raffinati". Dunque, rispetto ai rialzi, "il problema resta l'elevata tassazione. In Germania il gasolio alla produzione costa oltre 15 cent in più, ma al consumo ne costa 3 in meno. È un diritto-dovere del governo esercitare gli opportuni controlli - afferma ancora Spinaci - ma i numeri non mentono" anche se "qualcuno oltre la media o che fa il furbo ci sarà anche. Quanto all'accusa di 'cartello', appare anacronistica visto il numero di operatori che è cresciuto a dismisura". Per calmierare i prezzi bisogna ripristinare gli sconti? "Sarebbe insostenibile, il taglio è costato circa un miliardo al mese ed è il motivo per cui è stato eliminato. Il gettito delle accise contribuisce al bilancio, sono soldi che andrebbero recuperati o con altre entrate o con tagli ai servizi. Occorre quindi un intervento strutturale del sistema fiscale che riavvicini le accise del nostro Paese a quelle europee".

"I dati del ministero dell'Ambiente sui prezzi della benzina nella prima settimana di gennaio fanno finalmente chiarezza rispetto alla lettura distorta dei fatti che è stata data in questi giorni. I prezzi alla pompa sono aumentati di una cifra addirittura inferiore a quella delle accise reintrodotte", dichiara il deputato e responsabile del Dipartimento energia di Forza Italia Luca Squeri. "È inoltre opportuno sottolineare che le inadempienze segnalate dalla Guardia di Finanza rilevate in questi giorni riguardano, nella maggior parte dei casi, questioni burocratico-amministrative che nulla hanno a che vedere con i prezzi finali agli automobilisti. Nessuna speculazione c'è, dunque, stata da parte dei gestori di impianti di carburanti. Dispiace che tutto questo abbia penalizzato moralmente e materialmente un'intera categoria di operatori", conclude.

Opposizione all'attacco

Ribollono le opposizioni. "La destra ci ripensi e tolga l’aumento delle accise - attacca la capogruppo Pd in commissione affari europei al Senato Tatjana Rojc - abbia il coraggio di ammettere davanti agli italiani che sua è la scelta di far aumentare il prezzo dei carburanti e faccia retromarcia. La speculazione è smentita da un pezzo di governo mentre un altro pezzo di governo grida ‘al lupo’ e alza cortine fumogene per nascondere che benzina e gasolio sono aumentati perché sono aumentate le accise. Intanto i soldi escono dalle tasche degli italiani. Patiscono famiglie normali e chi viaggia per lavoro, vive nell’incertezza una spina dorsale della nostra economia come l'autotrasporto, che specie in territori di confine come il Friuli Venezia Giulia subisce la concorrenza dei Paesi dell'est, favorita anche dai bassi prezzi sloveni del carburante", conclude.

"L'aumento del costo della benzina è chiaramente da addebitare a questo governo", secondo Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5s a Montecitorio. "Si eviti di fare scaricabarile e dire bugie agli italiani". Continua la Baldino: "Tra i primi provvedimenti del governo Meloni ritroviamo un 'decreto legge accise', che di fatto ha diminuito, dimezzandolo, lo sconto previsto dal precedente governo, e poi una legge di bilancio contrassegnata da una scelta politica netta: non prorogare lo sconto previsto dal precedente governo. Si eviti, dunque, di addebitare colpe a speculatori o altri". Insomma, "la responsabilità è chiaramente di questo governo, che, peraltro, dai banchi dell'opposizione urlava contro chi si assumeva responsabilità importanti per fronteggiare una crisi economica e sociale senza precedenti. Mentre il M5s, infatti, era al governo e contribuiva a determinare lo sconto sulle accise, la Meloni era al distributore a dire che una volta al governo avrebbe eliminato le accise sulla benzina. Arrivata al governo, invece, ha tolto lo sconto".

"Quella del caro benzina non è una novità del momento ma una scelta politica economica voluta dal governo che se la prende con la speculazione". Così, in una nota, il co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli: "Ma Giorgia Meloni dice che non è colpa sua e che la riduzione delle accise è nel programma di coalizione, ma allora perché il costo del carburante è alle stelle? Il governo sapeva benissimo che dal 1° gennaio ci sarebbe stato lo stop al blocco degli aumenti delle accise sulla benzina e sui carburanti, non menta agli italiani e si metta seriamente a riflettere su come diminuire l'impatto del rialzo su famiglie e imprese, già provate dal caro energia che ha indotto circa 5 milioni di utenti a non saldare il pagamento di una o più bollette di luce e gas negli ultimi nove mesi 2022 e la cui spesa, con i maxi rincari previsti nel 2023, sfiorerà i 5 mila euro l'anno a famiglia. La nostra proposta è quella di investire considerevolmente sul trasporto pubblico, guardando al di là dell'urgenza legata all'aumento del costo del carburante per abbracciare anche la salvaguardia dell'ambiente, della salute, dei tempi di vita delle persone, spesso costrette nel traffico e di restituire gli extra profitti energetici a famiglie e imprese", conclude Bonelli.

Quanto dovrebbe costare davvero la benzina

I prezzi dei carburanti sono "ben al di sopra del livello su cui si dovrebbero attestare, al di là dell'applicazione piena dell'accisa, il cui sconto è terminato il 31 dicembre, soprattutto se si comparano ai prezzi praticati in passato con condizioni simili a quelle attuali nei mercati petrolifero e valutario". Lo rileva Federconsumatori, precisando con una nota di tenere conto sia dell'andamento delle quotazioni dei prodotti petroliferi, sia dell'andamento del cambio euro-dollaro: "la benzina oggi dovrebbe costare almeno 8 centesimi di meno al litro e il gasolio ben 19 centesimi in meno". "Questo comporta un aggravio annuo, in termini diretti, per ciascun automobilista che effettua un rifornimento di 2 pieni al mese, di 96 euro nel caso della benzina, di 228 euro per il diesel. A ciò si aggiungono le gravi ricadute indirette che gli aumenti dei carburanti determinano sull'andamento dei prezzi dei beni (trasportati per oltre l'86% su gomma) e dei servizi, che secondo le nostre stime ammontano a circa 126 euro annui di spesa in più per famiglia", aggiunge l'associazione.

Perciò non basta mettere in campo controlli a tappeto, pur necessari sin da prima, ma servono provvedimenti urgenti e adeguati per calmierare i prezzi dei carburanti e farli tornare alla normalità. Un'azione su più fronti, che riproponga, anche in maniera temporanea, lo sconto sulle accise, che stride fortemente con certe misure della manovra come quelle prese a favore dei club calcistici di Serie A o come l'iniqua flat-tax per le partite Iva e che metta nell'agenda di governo una seria riforma della tassazione sui carburanti fondata su 3 punti fondamentali: eliminazione di quote di accisa obsolete e ingiustificate, che portano il livello di tassazione italiano molto al di sopra degli altri Paesi europei; introduzione dell'accisa mobile, in grado di autoregolarsi al ribasso quanto le quotazioni dei prodotti petroliferi oltrepassino una soglia stabilita; scorporo dell'accisa dall'applicazione dell'Iva sui carburanti, l'ingiusta tassa sulla tassa. Attraverso quest'azione, sostiene Federconsumatori, combinata sarà possibile contenere in maniera significativa i prezzi dei carburanti e ridurre una tassazione che, oggi, arriva addirittura a circa il 60% del costo complessivo del carburante.

Ma per ora lo sconto sulle accise resta un ricordo del passato.

Primi lievi ribassi oggi 11 gennaio

Si segnalano movimenti al ribasso sulla rete carburanti oggi. Con le quotazioni internazionali in leggero aumento sulla benzina e ferme sul diesel, sulla rete nazionale torna a intervenire Eni riducendo di 1 centesimo i prezzi raccomandati di benzina, diesel e Gpl. Si muove anche Q8 con un taglio di 1 centesimo su benzina e diesel. In attesa che questi interventi si riversino sui prezzi alla pompa, il monitoraggio dei prezzi praticati mostra medie in lieve assestamento. Nel dettaglio, in base all'elaborazione di Quotidiano Energia dei dati comunicati dai gestori all'Osservaprezzi del Mimit aggiornati alle 8 di ieri 10 gennaio, il prezzo medio nazionale praticato della benzina in modalità self è 1,822 euro/litro (1,820 il dato precedente), con i diversi marchi compresi tra 1,818 e 1,829 euro/litro (no logo 1,821). Il prezzo medio praticato del diesel self è fermo a 1,877 euro/litro, con le compagnie tra 1,876 e 1,879 euro/litro (no logo 1,876).

Quanto al servito, per la benzina il prezzo medio praticato è 1,967 euro/litro (1,966 il valore precedente) con gli impianti colorati con prezzi tra 1,921 e 2,033 euro/litro (no logo 1,875). La media del diesel servito è 2,021 euro/litro (contro 2,022), con i punti vendita delle compagnie con prezzi medi compresi tra 1,964 e 2,081 euro/litro (no logo 1,929). I prezzi praticati del Gpl si posizionano tra 0,792 e 0,812 euro/litro (no logo 0,778). Infine, il prezzo medio del metano auto si colloca tra 2,146 e 2,557 (no logo 2,265).

Fonte: www.today.it

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