Come sarà il nuovo reddito di cittadinanza "sdoppiato" da Meloni

2 maggio
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Il governo Meloni aveva promesso di cancellare il reddito di cittadinanza ma il sussidio di fatto resta seppure con una stretta che riguarda i cosiddetti 'occupabili'. L'artificio sancito dal decreto 1 maggio è quello di creare due diversi sussidi: uno per le famiglie con soggetti fragili e situazioni di difficoltà, l'altro destinato per coloro che non hanno un lavoro e devono dimostrare di cercarselo. 

Il nuovo assegno di inclusione

Partiamo dall'assegno di inclusione dedicato alle famiglie fragili. Il beneficio -  fino a 6mila euro all’anno - debutterà a gennaio 2024 e sostituirà il reddito di cittadinanza per come lo abbiamo conosciuto, rdc che cesserà quindi di esistere a fine 2022.

  • L'assegno di inclusione potrà essere richiesto da nuclei familiari con disabili, minorenni o over 60.
  • L'assegno di inclusione vale 500 euro al mese a cui si potrà aggiungere un contributo per l'affitto di 280 al mese e fino a 3.360 euro all’anno. Il beneficio sale a 630 euro al mese se il nucleo familiare è composto da tutti over 67 e da altri familiari tutti in condizioni di disabilità grave o di non autosufficienza. L'eventuale contributo per l'affitto in questo caso scende però a 150 al mese.
  • L'assegno di inclusione è erogato per 18 mesi e dopo un mese di stop viene rinnovato per ulteriori periodi di 12 mesi.

Il punteggio per ottenere il beneficio

Come spiegavamo il nuovo beneficio è previsto per le famiglie con isee inferiore a 9300 e reddito familiare non superiore a 6mila euro: vi concorrono anche pensioni e compensi da lavoro sportivo dilettantistico. Ma questa è la base di partenza: con il nuovo decreto si assegna infatti un punteggio per ogni nucleo familiare, la cosiddetta "scala di equivalenza" sulla quale sono parametrati sia il requisito reddituale per accedere al sussidio sia l'ammontare finale dell'aiuto: in pratica più è numerosa la famiglia o più critica è la sua situazione, più alto è il beneficio: ad esempio la presenza di un componente con disabilità o non autosufficiente "vale"  0,5 punti.

Pertanto la soglia cresce infatti di 2mila euro per ogni componente fino a un massimo di 10mila euro, incrementato di ulteriori mille euro per ogni minorenne successivo al secondo, di 5mila euro per ogni membro disabile e di 7.500 euro per ogni membro in condizione di disabilità grave. Se invece il nucleo è composto da persone tutte di età almeno pari a 67 anni e da altri familiari tutti disabili gravi o non autosufficienti, la soglia di reddito familiare di partenza è fissata in euro 7.560. Il patrimonio immobiliare, esclusa la casa di abitazione, non deve superare i 30mila euro di valore. Le auto presenti nel nucleo, se immatricolate nei tre anni precedenti, non possono avere cilindrata superiore a 1.600 cc e le moto più di 250 cc.

Un beneficio meno restrittivo per gli stranieri

Tra gli altri requisiti previsti il fatto che il beneficiario sia: essere residente in Italia da almeno 5 anni, di cui gli ultimi 2 anni in modo continuativo, e sia un cittadino dell’Unione Europea o suo familiare titolare del diritto di soggiorno oppure cittadino di paesi terzi in possesso però del permesso di soggiorno di lungo periodo o dello status di protezione internazionale.

Lo Sda, l'aiuto per chi non trova lavoro

Il percorso come detto è diverso per le persone occupabili, ovvero coloro che hanno una età compresa tra i 18 e i 59 anni e non rientrano tra le categorie individuate come ''fragili'' ma sono in condizioni di povertà assoluta. Con l'estate finirà infatti il percorso di avvicinamento al lavoro per i beneficiari del reddito di cittadinanza che si interromperà a luglio. Da settembre partirà invece lo Strumento di attivazione (Sda), ovvero un assegno di 350 euro al mese che avrà una durata temporale massima di 12 mesi ma verrà perso se dovesse essere rifiutata un’offerta di lavoro.

Pertanto a settembre chi sarà interessato a ricevere il sussidio dovrà registrarsi su una piattaforma informatica nazionale, rilasciare una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, rispondere a determinati requisiti e sottoscrivere un patto di servizio personalizzato, a seguito del quale potranno ricevere offerte di lavoro o essere inseriti in specifici progetti di formazione.

A differenza dell'rdc lo sda è pertanto alla singola persona e non al nucleo familiare in quanto sussidio che mira a sostenere il percorso di inserimento lavorativo. Si prevede infatti la partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive. Tra tali misure rientra anche il servizio civile universale, per accedere al quale sono previste deroghe ai limiti di età e quote di riserva nei relativi bandi.

Quando si perde l'assegno dello Sda

Se nel nucleo familiare beneficiario dell’assegno di inclusione un componente è attivabile al lavoro, quest'ultimo non viene calcolato nella scala di equivalenza ed è tenuto ad accettare una offerta di lavoro. Se viene rifiutata una offerta congrua si perde il sussidio.

A differenza del reddito di cittadinanza l'offerta di lavoro viene ritenuta congrua in tutta Italia se prevede un rapporto a tempo indeterminato o a termine  superiore ai dodici mesi; se il contratto offerto è inferiore a 12 mesi, e comunque non inferiore a un mese, il luogo di lavoro non deve essere distante più di 80 Km da casa. Sono ritenute offerte congrue altresì quelle che promettono un lavoro a tempo pieno o a tempo parziale non inferiore al 60 per cento dell’orario a tempo pieno; quando la retribuzione non è inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi.

L'assegno di inclusione viene sospeso se uno dei familiari stipula un contratto di lavoro a tempo determinato da uno a sei mesi.

I datori di lavoro privati che intendano assumere i beneficiari potranno fruire, a determinate condizioni, di incentivi nella forma di un esonero contributivo previdenziale. Ai patronati, alle associazioni senza fini di lucro e agli altri enti di mediazione sarà riconosciuto, per ogni persona con disabilità assunta a seguito dell'attività da loro svolta, un contributo compreso tra il 60 e l'80 per cento di quello riconosciuto ai datori di lavoro.

I controlli

A vigilare sui furbetti sarà l'Ispettorato nazionale del lavoro (INL), gli ispettori dell'INPS, Guardia di finanza e Carabinieri.

Fonte: www.today.it

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