Pasta sempre più cara: convocata Commissione di allerta rapida

5 maggio
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Schizza alle stelle il prezzo della pasta e il governo tenta di correre ai ripari. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha dato mandato al Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, di convocare la Commissione di allerta rapida per analizzare la dinamica del prezzo della pasta che nel mese di marzo ha fatto registrare un aumento del 17,5% rispetto all’anno precedente in un contesto caratterizzato dalla riduzione del prezzo della materia prima e dalle dinamiche variabili dei costi dell’energia e degli altri fattori di produzione. Un trend che non è recente e che si trascina da qualche tempo.

La riunione – la prima della commissione creata con il Decreto trasparenza convertito in legge dal Parlamento in data 10 marzo – è convocata il prossimo 11 maggio a Palazzo Piacentini. Il nuovo organismo di monitoraggio è composto, tra gli altri, da rappresentanti delle amministrazioni coinvolte, dalle autorità competenti e dalle associazioni di categoria e dei consumatori.

L’aumento del prezzo della pasta si unisce al caro vita ed all’aumento del costo delle bollette, mettendo a dura prova le famiglie italiane.

Sulla pasta rincari medi del 25,3%

“Ad aprile abbiamo segnalato al Mimit e a Mister Prezzi alcune anomalie nell’andamento dei prezzi al dettaglio della pasta in Italia – spiega il presidente di Assoutenti Furio Truzzi, membro della Commissione di allerta rapida e promotore della denuncia sul caro-pasta –. In base al dossier realizzato da Assoutenti, tale prodotto ha subito nell’ultimo anno rincari fortissimi che non sembrano giustificati dalle quotazioni del grano. Ad esempio ad Ancona, città che vanta il prezzo più alto d’Italia, un chilo di pasta costava in media a marzo 2,44 euro (Modena 2,41 euro/kg, Cagliari 2,40 euro/kg, Bologna 2,39 euro/kg, Genova 2,38 euro al kg), e solo in 12 province i listini di spaghetti, rigatoni, penne & Co.. risultavano inferiori ai 2 euro al kg.

I rincari più pesanti si sono registrati in diverse province della Toscana: il record spetta a Siena, dove un chilo di pasta è salito da una media di 1,37 euro/al kg dello scorso anno ai 2,17 euro di marzo, con un aumento del 58,4%. Incrementi superiori al 50% anche a Firenze (52,8%) e Pistoia (51,8%). Il prezzo medio della pasta in Italia è attualmente pari a circa 2,13 euro al kg, con un aumento medio del +25,3% rispetto allo scorso anno, quando i listini erano pari in media a 1,70 euro/kg)”.

Coldiretti: “È SOS grano. Su pasta rincari ingiustificati”

“Il grano duro per la pasta viene pagato in Italia circa 36 centesimi al chilo ad un valore che non copre i costi di produzione ed è inferiore di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo scorso anno, mentre il prezzo della pasta è aumentato il doppio dell’inflazione – spiega la Coldiretti sulla base dei dati Istat ad Aprile –. La pasta è ottenuta direttamente dalla lavorazione del grano duro con l’aggiunta della sola acqua e non trovano dunque alcuna giustificazione le divergenze registrate nelle quotazioni, con la forbice dei prezzi che si allarga e mette a rischio i bilanci dei consumatori e quelli degli agricoltori.

Una distorsione che appare chiara anche dall’andamento dei prezzi medi al consumo che secondo l’Osservatorio del Ministero del Made in Italy variano per la pasta da 2,3 euro al chilo di Milano ai 2,2 euro al chilo di Roma, dai 1,85 di Napoli ai 1,49 euro al chilo di Palermo mentre le quotazioni del grano sono pressoché uniformi lungo tutta la Penisola a 38 centesimi di euro al chilo. Una anomalia di mercato sulla quale – sostiene la Coldiretti – è bene fare chiarezza anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200mila imprese agricole che coltivano grano. I ricavi – conclude la Coldiretti – non coprono infatti i costi sostenuti dalle imprese agricole e mettono a rischio le semine ma anche la sovranità alimentare del Paese. Le superfici agricole coltivate a frumento duro, secondo le prime previsioni del Masaf per quest’anno, sono in flessione per un investimento di 1,22 milioni ettari con una riduzione di circa il 2% rispetto all’anno precedente”.

Codacons presenta esposto all’Antitrust

“Bene la convocazione della Commissione di allerta rapida sui prezzi annunciata oggi dal Mimit, ma sui prezzi della pasta dovrà intervenire anche l’Antitrust allo scopo di fare chiarezza su possibili fenomeni speculativi”. È quanto afferma il Codacons, che ha annunciato per oggi la presentazione di un esposto all’Antitrust relativo proprio ai listini al dettaglio della pasta in Italia. “Dopo le denunce di speculazioni lanciate da Coldiretti, abbiamo deciso di presentare un esposto all’Autorità per la concorrenza affinché accerti possibili illeciti sull’andamento dei listini al dettaglio di tale prodotto – spiega il presidente del Codacons Carlo Rienzi –. L’Istat, nel dato sull’inflazione di marzo, registra rincari medi per la pasta del 18,2% rispetto allo scorso anno, con ricadute pari in media a +25,5 euro annui a famiglia. Aumenti dei listini che, tuttavia, non sarebbero giustificati dall’andamento delle quotazioni del grano. È necessario quindi verificare cosa, nello specifico, determina incrementi così forti dei listini, e se vi siano anomalie sul mercato tese a mantenere elevati i prezzi al dettaglio di un prodotto molto presente sulle tavole degli italiani, al punto che ogni cittadino consuma circa 23 chili di pasta all’anno”. Rincari che, secondo il Codacons, potrebbero configurare pratiche commerciali scorrette e violazione delle norme in tema di diritti dei consumatori.

Unc: “Attendiamo fatti, pasta +37% da giugno 2021”

Attendiamo fatti. Urge una riduzione dei prezzi. Temiamo, viste le denunce ripetute fatte nei secoli, che la moral suasion serva molto a poco, anche se ovviamente speriamo di sbagliarci – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori –. Fino a che la speculazione non sarà definita come una pratica scorretta, si avranno sempre le armi spuntate contro i prezzi troppo alti, salvo vi siano prove di abusi di posizioni dominanti o di intese restrittive della concorrenza. I prezzi della pasta (fresca e secca) stanno salendo ininterrottamente da giugno 2021 e da allora a marzo 2023 sono rincarati del 37% (i dati di aprile non sono ancora noti). Secondo i dati Ismea, invece, il frumento duro nazionale da aprile 2022 ad aprile 2023 è sceso del 28,3%, il frumento duro extra Ue addirittura del 34,4%. Le cause iniziali dei rincari, ossia i cattivi raccolti in Canada e negli Stati Uniti, – conclude Dona – sono risolte. Se nel 2021 il Canada ha avuto una riduzione del raccolto del 53,8% rispetto al 2020, nel 2022 la produzione è salita del 79,1% rispetto al 2021″.

Il piano di Lollobrigida sul grano

Sul tema è intervenuto ieri anche il ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, nel corso della sua risposta a una interrogazione parlamentare al question time del Senato. “Dobbiamo investire nella ricerca. Ricordo che nel 1913 un italiano scoprì come produrre molto più grano da una stessa porzione di terreno. Ci sono grandi conoscenze in università e centri di ricerca, vanno tutelate – ha detto Lollobrigida –. Rispetto alla dinamica dei prezzi la trasformazione della materia prima richiede, nell’ambito dei numerosi e poliedrici processi produttivi, l’impiego di fattori produttivi a logorio totale i cui prezzi hanno subito incrementi, rispetto al periodo cosiddetto pre-covid, anche a tre cifre. Per questo occorre approcciarsi con una visione più ampia al fine di sostenere le produzioni nazionali, in particolare quelle autoctone”. Per “meglio rispondere ai fabbisogni interni – ha continuato il ministro – stiamo elaborando ulteriori iniziative volte ad aggregare l’offerta, a migliorare la qualità del prodotto destinato allo stoccaggio, a valorizzare le caratteristiche e le peculiarità intrinseche della materia prima prodotta in Italia. Sulle vicende legate al grano comunque dobbiamo investire sulla ricerca per aumentare il valore del grano. “Il Tavolo del grano duro – ha spiegato – può essere un momento di confronto che consenta di affrontare periodicamente le problematiche del settore”.

Il ministro ha fatto sapere che si è presa in esame la ricostituzione della Commissione sperimentale nazionale per il grano duro, il cui progetto si è concluso alla fine del 2022. “Il nostro intento – ha detto Lollobrigida – è riattivare quanto prima la Commissione, non escludendo di procedere alla costituzione di una Commissione unica nazionale, per rafforzare il dialogo tra gli attori della filiera e per la formazione di un prezzo condiviso a livello nazionale”. Lollobrigida ha, inoltre, annunciato delle semplificazioni riguardo al Registro di carico e scarico telematico poiché il nuovo quadro normativo europeo in parte si sovrappone agli oneri previsti dal “Granaio Italia” prorogato al 31 dicembre 2024. “Stiamo verificando – ha detto il ministro – la possibilità di unificare e semplificare gli adempimenti a carico degli operatori della filiera”.

Fonte: quifinanza.it

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