Pensioni, quando scattano gli aumenti nel 2023: i nuovi importi

10 maggio
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Nemmeno a maggio 2023 sono arrivati gli aumenti per le pensioni minime varati con l'ultima legge di bilancio. Si tratta di (piccoli) incrementi che interessano tutti coloro che percepiscono un assegno pari o inferiore al trattamento minimo Inps (che è di circa 563 euro), secondo quanto specificato nella circolare dell'Inps numero 35 del 3 aprile scorso (qui potete consultare il documento integrale). Nel dettaglio, l'incremento è calcolato nella misura pari a 1,5 punti percentuali per l'anno in corso, elevati a 6,4 punti percentuali per i soggetti di età pari o superiore a 75 anni, e di 2,7 punti percentuali per tutti per l'anno 2024. Cosa sta succedendo e quando questa situazione potrebbe sbloccarsi? Cerchiamo di fare chiarezza. 

L'aumento delle pensioni minime è stato anche inserito nelle risoluzioni di maggioranza con cui è stato approvato il Def, il documento di economia e finanza. Per il bilancio dello Stato il costo previsto è di 480 milioni quest'anno e 379 nel 2024. A fine 2022 l'idea che aveva portato ad aumentare le pensioni minime nella legge di bilancio era quella di arrivare alla cifra tonda di 600 euro, un obiettivo "simbolico-politico". In concreto, però, i piccoli rialzi non sono stati ancora applicati. Da tempo è entrata in vigore la legge che aumenta gli assegni con gli importi più bassi, ma per il momento non si vedono effetti nelle tasche degli interessati: il mese di maggio 2023 è il quinto consecutivo in cui non viene applicata, nonostante decorra da gennaio.

A quanto pare il problema principale è stata la fretta con cui è stata redatta la norma, visto che non è stata circoscritta la platea potenziale di beneficiari che ricevono un importo minimo, attualmente stimabile in due milioni di persone. Per molte ragioni, inoltre, esistono ancora oggi assegni considerati bassi, perché per ottenere l'integrazione è necessario non superare una certa soglia di reddito complessivo. Esistono inoltre gli assegni "cristallizzati" al di sotto del minimo, ad esempio quando ad una pensione diretta si aggiunge quella di reversibilità.

Quando arrivano gli aumenti per le pensioni minime?

Sta di fatto che ad inizio aprile l'Inps ha diffuso una circolare con i criteri di massima per l'applicazione della norma, ma l'effettivo via libera agli aumenti è stato rinviato ad un successivo messaggio alle strutture interne. È stato poi necessario approfondire ulteriormente il "caso" attraverso diverse interlocuzioni con il ministero del lavoro. Allo stato attuale è ipotizzabile che questi aumenti possano arrivare con la rata di luglio 2023, o a giugno nel caso in cui ci sia una particolare accelerazione. In ogni caso, già nel primo pagamento gli interessati riceveranno anche gli arretrati dovuti a partire da gennaio di quest'anno.

I nuovi importi

Ma come si arriva alla soglia di 600 euro per le pensioni minime? In sostanza, considerando che l'incremento è pari a 1,5 punti percentuali per l'anno 2023, chi ha meno di 75 anni e un assegno complessivo di 563,74 (il minimo Inps) otterrà 8,46 euro al mese in più, quindi 572,20 in totale. Chi invece ha più di 75 anni avrà una maggiorazione di 36,08 euro, che porterà l'assegno mensile a 599,82 euro.

Gli aumenti previsti - Tabella Inps-3

Qualora il beneficiario compia 75 anni nel corso del 2023, l'incremento sarà adeguato dal mese successivo al compimento dell'età. Nel caso in cui l'importo mensile complessivo in pagamento sia inferiore al trattamento minimo, l'incremento è riconosciuto utilizzando come base questo stesso calcolo. Come si legge nella circolare dell'Inps, l'incremento è riconosciuto con riferimento all'importo mensile lordo dei trattamenti pensionistici complessivamente goduti dal beneficiario, determinato sulla base della normativa vigente prima della data di entrata in vigore della legge numero 197 del 2022.

Gli aumenti previsti per le pensioni inferiori al trattamento minimo Inps-2-2

Con riferimento alle pensioni liquidate con decorrenza dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2024, l'incremento sarà calcolato tenendo conto dell'importo del trattamento minimo Inps previsto per gli anni di riferimento. L'aumento in questione sarà corrisposto con la stessa cadenza di pagamento della pensione (mensile, semestrale, oppure annuale) e sarà evidenziato sul cedolino mensile con una voce specifica apposita. Con il primo pagamento, inoltre, vengono corrisposti anche gli arretrati spettanti dal 1° gennaio 2023 o dalla decorrenza della pensione, se successiva.

L'adeguamento sulla base dell'indice di rivalutazione definitivo sarà effettuato in sede di perequazione per l'anno 2024. La perequazione è il meccanismo che prevede la rivalutazione ai prezzi delle pensioni al 1° gennaio di ogni anno, sulla base del tasso di inflazione dell'anno precedente.

Detto ciò, la norma stabilisce la ripartenza da zero a partire dal 2024: cancellato il precedente aumento, ne verrebbe applicato uno del 2,7% ai pensionati di tutte le età, con riferimento al nuovo importo del trattamento minimo Inps (ancora da definire). Per l'anno ancora successivo si tornerebbe di nuovo al punto di partenza, con la decadenza di tutte le maggiorazioni. Si tratta di aumenti soltanto provvisori, quindi, destinati a rientrare a partire dal 2025. Un processo che si può considerare parallelo e separato rispetto a quello di rivalutazione per l'inflazione di tutte le pensioni: per quest'anno il tasso è stato fissato al 7,3%, mentre nel 2024 dovrebbe aggirarsi sul 5,5%.

Fonte: www.today.it

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