Perché lolio evo italiano rischia di sparire dai supermercati

16 settembre
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La raccolta delle olive per la stagione 2022/2023 è appena agli inizi ma il crollo della produzione si sta già palesando in tutta la sua gravità. Secondo un report presentato da Coldiretti e Unaprol, le famiglie italiane rischiano di veder scomparire l’olio evo italiano dagli scaffali del supermercato.

L’allarme lanciato dalle associazioni è chiaro: si rischia di dover dire addio a quasi una bottiglia su tre di olio extravergine Made in Italy.

L’OLIO EVO ITALIANO RISCHIA DI SPARIRE

La raccolta delle olive inizia ogni anno dalle terre della Sicilia, per risalire gradualmente verso gli uliveti del nord e concludersi soltanto in autunno inoltrato. Appena agli inizi, la campagna di raccolta delle olive 2022/2023 preoccupa già le associazioni di settore, che stimano un calo della produzione del 30%, a cui vanno aggiunti i rincari di energia e materie prime.

Dopo l’allarme lanciato per il pomodoro Made in Italy, messo in crisi da sconvolgimenti climatici e aumenti dei prezzi, è la volta di un altro pilastro della dieta mediterranea: secondo Coldiretti e Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano, quasi un’azienda olivicola su 10 lavora in perdita ed è a rischio di chiusura, come confermano i dati Crea.

“Occorre intervenire per salvare un patrimonio unico del Paese”, sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, “un sistema economico che vale oltre 3 miliardi di euro grazie al lavoro di un sistema di 400mila imprese tra aziende agricole, frantoi e industrie di trasformazione”.

COSTI RADDOPPIATI E SICCITÀ: LA CRISI DELL’OLIO

La crisi dell’olio evo inizia dalla fioritura degli ulivi: la siccità devastante della stagione appena passata, spiegano Coldiretti e Unaprol, “ha messo in stress idrico gli uliveti danneggiando prima la fioritura e poi le gemme, soprattutto in quelle zone dove non si è potuto intervenire con le irrigazioni di soccorso per dissetare e rinfrescare le piante”.

Le aziende che hanno potuto farlo sono intervenute per salvare il raccolto, ma i forti rincari di carburante, elettricità e materie prime hanno scoraggiato la grande parte delle imprese agricole.

I costi sono aumentati in media del 50% per questo tipo di imprese, spiega Coldiretti: a pesare in particolare i prezzi ormai sconsiderati di concimi (+170%) e gasolio (+129%), ma anche dei materiali necessari per la trasformazione e il confezionamento del prodotto come plastica (+70%), barattoli di banda stagnata (+60%) e cartone (+45%). I prezzi dell’elettricità, inoltre, sono quintuplicati per tutti – comprese aziende agricoli, frantoi e relativo indotto.

Il tutto si è abbattuto su uno scenario già provato dalla grave siccità estiva e da diverse gelate fuori stagione, che hanno causato un calo diffuso della produzione nelle regioni del Sud Italia a maggiore vocazione olivicola, come Puglia e Calabria – che da sole rappresentano circa il 70% della produzione nazionale.

Mentre nelle regioni del sud si rischia di assistere a un taglio della produzione del 50%, anche a causa della persistenza della Xylella in Salento, sembra andare meglio nel resto d’Italia: fra Liguria, Lombardia e Veneto ci si aspetta un aumento di produzione del 40-60% rispetto all’anno scorso. Quanto al centro Italia, la produzione è stimata in calo soprattutto a Roma e provincia, dove è a rischio anche la produzione di vino.

DIFENDERE LA DIETA MEDITERRANEA

L’olio extravergine di oliva è un patrimonio unico per il Made in Italy: con 250 milioni di piante su tutto il territorio nazionale e un indotto che vale oltre tre miliardi di euro, la produzione nazionale di olive va salvaguardata con interventi concreti e ormai urgenti.

“Occorrono un piano strategico per la realizzazione di nuovi impianti olivicoli con varietà italiane, risorse per contrastare l’aumento vertiginoso dei costi di gestione delle aziende agricole e realizzare nuovi sistemi di irrigazione”, sostengono Coldiretti e Unaprol.

“Non è più rinviabile un piano strategico nazionale dell’olivicoltura”, spiega il Presidente di Unaprol, David Granieri, “il futuro dell’olio italiano passa da questi interventi fondamentali per tutelare un prodotto simbolo del Made in Italy”.

Anche i consumatori però possono fare la propria parte a salvaguardia dell’olio evo italiano di qualità: il consiglio di Coldiretti è “non cadere nell’inganno del falso Made in Italy” e di scegliere il prodotto da acquistare verificando attentamente le informazioni riportate sull’etichetta.

Fonte: initalia.virgilio.it

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