Quanto guadagnano davvero i benzinai

17 gennaio
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Mentre lo sciopero del 25-26 gennaio è ancora in forse, l’Antitrust ha iniziato ispezioni presso le compagnie petrolifere per una presunta omessa diligenza sui controlli della rete dei distributori e il prezzo della benzina è tornato a salire, gli occhi sono puntati sui gestori. Quanto guadagnano davvero i benzinai? E cosa chiedono al governo? 

Si sentono messi in mezzo, al momento, in qualcosa di più grande di loro. Il decreto trasparenza è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale senza le modifiche auspicate dai gestori delle pompe. Le sanzioni sono sempre severe e i distributori entro un mese dovranno esporre un apposito cartello con il prezzo medio regionale calcolato dal ministero. Col provvedimento, deciso dopo le polemiche per il rincaro dei carburanti scaturito con la fine dello sconto che tagliava una quota delle tasse, si è invece venuti incontro alle richiese dei benzinai con la cosiddetta "accisa mobile", un sistema che permette di ridurre i tributi sui carburanti se il costo del petrolio sale rispetto ai due mesi precedenti. Si rimane vaghi però sulla percentuale di aumento necessaria per far scattare il taglio. 

Quanto guadagnano i benzinai

"Il governo è stato scorretto nello scaricabarile verso i gestori dei distributori di benzina" dice il senatore del Movimento 5 stelle Stefano Patuanelli. E la pensano così anche dalle parti del terzo polo. "Sull'aumento della benzina e i conseguenti malumori ci vuole un atto di consapevolezza da parte del governo. Non si può scaricare la colpa sui benzinai quando sappiamo che è tutto frutto del mancato rinnovo dello sconto sulle accise voluto dal governo Draghi e che questo governo ha deciso di non portare avanti" dice Ettore Rosato, deputato di Azione - Italia Viva a Isoradio. "Invece di occuparsi delle accise, il governo ha scelto di dare 800 milioni alle squadre di calcio. Nel frattempo il prezzo della benzina aumenta, e ha un effetto inflativo molto importante su tutti i prodotti dello scaffale. Non è solo una questione di risorse a disposizione come giustificato più volte dal governo, ma di scelte", osserva. 

Sul prezzo finale alla pompa incidono in Italia, oltre al valore della materia prima, i costi di estrazione, raffinazione, stoccaggio, trasporto e il costo della distribuzione finale. A incidere tanto in Italia sul costo finale sono anche le accise e l'Iva. Tutti i Paesi tassano il carburante ma l'Italia resta tra i primissimi posti nella classifica per il peso fiscale a litro. Ci sono Paesi europei come la vicina Slovenia, la Bulgaria, la Romania, ma anche l'Austria e l'Albania dove si pagano anche 40-50 centesimi in meno. In Francia e Spagna il prezzo al litro rispetto all'Italia è in moltissimi distributori inferiore di 20 centesimi circa secondo le ultime rilevazioni (poi anche lì ci sono le eccezioni, a partire dai prezzi più alti in autostrada, come in Italia).

"C'è una cosa che molti non sanno..."

"C'è una cosa che molti non sanno - dice Giuseppe Parisse, del coordinamento Faib Abruzzo, la Federazione Autonoma Italiana Benzinai di Confesercenti. - Il 60% dei gestori il prezzo la mattina lo trova già sulla 'bandiera'. Infatti, nella maggior parte dei casi viene comunicato da remoto dalla compagnia di appartenenza. Sono minimi i margini discrezionali. Il guadagno medio di un gestore va dai 3 ai 6 centesimi al litro, a seconda di alcuni fattori, come il tipo di impianto o la zona. La media è di 41 euro per mille litri. Da non sottovalutare, inoltre, che gli operatori il carburante lo pagano alla consegna, non c'è alcun tipo di dilazione". L'esponente della Faib spiega inoltre che il prezzo medio regionale è dato dalla media dei prezzi praticati dagli impianti, che "variano da regione a regione, da zona a zona, in base a numerosi elementi, soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche del territorio. Ad esempio - sottolinea - le aree interne, dove i collegamenti sono più difficili, potrebbero pagare un prezzo più elevato, ma sono tante le variabili in gioco". "Le sanzioni non hanno alcun senso e lo sciopero è riduttivo. Sarebbe auspicabile, invece, imporre per legge il prezzo minimo ed il prezzo massimo. Questa - conclude Parisse - sarebbe la strada più giusta da percorrere".

Ipotizzando un margine medio di 3,5 centesimi lordi al litro che ripaga il lavoro del benzinaio, si deve notare che le spese di ogni tipo fra amministrazione, manutenzione, elettricità, spurgo, imposte, commissioni e via dicendo sono alte, come per molte professioni del resto. Tutto ciò sarebbe quantificabile in un taglio medio del 77% da quei 3,5 centesimi secondo alcune stime. Diverso ancora il discorso per i dipendenti dei distributori. Lo stipendio medio di un benzinaio impiegato in Italia varia molto in base agli anni di esperienza. Si tratta di stipendi "normalissimi", dai 1000 ai 1500 euro al mese.

Fonte: www.today.it

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