Altro che putsch, il "golpe" in Germania svela le nuove destre

9 dicembre
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Giovedì mattina, su ordine della procura generale federale, la polizia tedesca con una massiccia operazione ha arrestato venticinque persone, per altre sono state disposte perquisizioni. Si tratterebbe di un'organizzazione terrorista, con diramazioni anche all'estero: sono state disposti controlli anche in Italia, a Perugia. L'accusa è di aver pianificato un colpo di Stato contro le istituzioni democratiche: dopo l'occupazione del Bundestag, il parlamento, si sarebbe insediato un nuovo governo, a capo del quale, secondo i piani, c'era il "principe" Enrico XIII, un imprenditore immobiliare legato alla destra estrema. Secondo la procura, gli accusati sarebbero stati consapevoli della necessità di impiegare la forza e, in particolare, mezzi militari per conseguire i propri scopi. Avrebbero messo in conto dei morti. 

Queste le (scarse) notizie fornite dalla procura: si parli di armi (quali? quante?), di un braccio militare (tra gli arrestati c'è anche un agente delle forze speciali dell'esercito), di addestramenti e di un vero e proprio reclutamento. Di certo c'è che in questa storia tanto, ancora, non torna. Al di là del sicuro effetto mediatico realizzato parlando di un colpo di Stato, va anche detto che cinquantadue persone sembrano davvero poca roba per disarticolare le istituzioni tedesche. Che sono federali, quindi oltre al governo a Berlino ci sono ben sedici stati federati con parlamenti ed esecutivi (e polizia) propri. Non è chiaro dunque se i "congiurati", tra i quali figura anche Birgit Malsack-Winkemann, giudice ed ex parlamentare di Alternative für Deutschland, avessero in mente di riprodurre un'azione simile a quella del gennaio 2021 al Campidoglio americano o davvero "prendere il potere", come si dice in questi casi. Insomma, quella della procura sarebbe una "normale" retata preventiva per evitare problemi più grandi o davvero un'operazione contro forze che provano ad azzerare la democrazia tedesca?

Il comunicato della procura su questo fa più ombre che luci. Gli arrestati volevano infatti definire un trattato di pace per regolare la fine della Seconda guerra mondiale e a questo proposito volevano intavolare trattative con le potenze Alleate (di allora): USA, Regno Unito, Francia e anche la Russia. Ma non c'è nulla di nuovo: si tratta di una storica rivendicazione delle formazioni della destra più estrema che nel dibattito italiano è stata semplificata con l'espressione "rifondare il Reich". La cosa è più complicata: secondo le destre tedesche il Reich non si è mai estinto ma è occupato, dal 1945, da potenze straniere che non gli permettono di tornare a essere pienamente "sovrano". Ecco perché anche la procura scrive che gli accusati non riconoscerebbero le istituzioni democratiche tedesche. Ovviamente questa impostazione evita agli estremisti di doversi confrontare con i crimini di Hitler e, anzi, possono persino rivendicare i territori persi a Est dopo la guerra (la cosiddetta Prussia occidentale, oggi Polonia). Sono cose che si sentono da sempre in certi ambienti e, infatti, la procura scrive che gli arrestati avrebbero provato a prendere contatto con le ambasciate dei quattro paesi, senza grandi risultati.

Reichsbuerger

 Al di là se il putsch sia stata un'ipotesi realista, vicenda sulla quale è doveroso che la procura sostanzi più chiaramente le proprie accuse, il problema a mio avviso è un altro. Anche questo noto agli esperti. Vale a dire la pervasività dei messaggi dell'estrema destra. Il fatto che un pezzo di borghesia tedesca sia in contatto con questi gruppi, ne faccia addirittura parte e verosimilmente li finanzi deve farci pensare. Nella galassia delle nuove destre tedesche c'è di tutto. Anche gruppi che sparano e ammazzano, che già fanno morti. Ci sono pezzi deviati della polizia, come le inchieste NSU e NSU 2 hanno dimostrato. E fa bene la procura a segnalare una certa porosità soprattutto di esercito e polizia a certi messaggi. Ci sono poi cani sciolti pronti a radicalizzarsi anche da soli, come è successo nel 2020 ad Hanau, quando un terrorista, leggendo su questi siti di una "invasione" di migranti in Germania, un giorno si attiva, si procura un'arma automatica, va in un bar e ammazza undici persone perché avevano la pelle più scura. O l'assassinio del 2019 del politico della CDU Walter Lübcke, impegnato nell'accoglianza ai migranti. E si potrebbero ancora citare tantissimi altri casi degli ultimi anni, persino degli ultimi mesi. Fatti di oggi non del 1945. E che hanno il razzismo e l'antisemitismo come collante.

È questo il mix che a mio avviso dovrebbe spaventare. Non gli allarmi sugli insensati piani di un fantomatico colpo di Stato che si rivelano controproducenti perché spostano l'attenzione su una dimensione che assume subito tratti folkloristici. La questione non è se i Reichsbürger, un piccolo gruppetto in realtà,  siano pronti a passare alle vie di fatto per azzerare la democrazia. Il problema è la capacità di certe forze di costruire legami sempre più considerevoli con il centro della società. È uno scambio reciproco che rafforza l'intera galassia, soprattutto in una situazione di crisi come questa, che contribuisce a far crescere l'appeal di queste forze. Soprattutto, a quanto per ora trapela, mette in contatto strati diversi della società, con il rischio che risorse materiali (soldi e armi) e immateriali (contatti) siano usati nel peggiore dei modi.

 

Anche i partiti in Europa dovrebbero capire, se vogliono restare davvero nel solco della democrazia, quali slogan usare, quali forze contattare, quali istinti (non) solleticare. Alternative für Deutschland ha scelto in Germania da tempo una linea ancor più radicale ed estremista: dovrebbe oggi trarne qualche conseguenza.

Fonte: www.today.it

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