Cosa sono le "nuove forze produttive" che faranno crescere la Cina

12 marzo
686 935

La Cina ha trovato una particolare ricetta economica per rilanciare la seconda economia mondiale. Ed è arrivata dopo una settimana di intense riunioni, quando l'11 marzo l'Assemblea nazionale del popolo - quanto di più simile la Cina abbia a un parlamento - ha chiuso i battenti, completando i lavori dell'appuntamento annuale delle "Due sessioni" (le plenarie dell'Assemblea nazionale del popolo e della Conferenza politica consultiva del popolo cinese). Oltre cinquemila delegati da ogni angolo del Paese hanno affollato per una sette giorni la grande sala del popolo di Pechino, per stabilire la linea economica e politica della Cina. L'attenzione è stata tutta per le dinamiche interne al gigante asiatico.

I lavori, come da tradizione, sono stati aperti dal premier cinese. Li Qiang, fedelissimo del leader cinese, ha presentato quelli che saranno gli obiettivi economici dei prossimi mesi: una crescita del Pil di "circa il 5 certo", in linea col 2023 e al di sotto del 2022 in cui era stato mancato il bersaglio a causa delle dure restrizioni anti Covid. Un obiettivo che "non sarà facile" da raggiungere, ha precisato Li, dati i venti contrari che soffiano sull'economia alle prese con la crisi immobiliare, i consumi stagnanti, la contrazione delle esportazioni, i debiti delle amministrazioni locali, la deflazione e la disoccupazione giovanile.,

Le attese degli analisti erano di maggiori stimoli, ma Pechino ha indicato che è improbabile il ricorso a grandi iniezioni di capitali, fissando un target di deficit/Pil al 3 per cento, meno del 3,8 per cento finale del 2023, combinata all'ambiziosa stima di un'inflazione a "circa il 3 per cento".

Le "nuove forze produttive" di Pechino

Uno dei temi emersi dall'atteso appuntamento politico è il nuovo concetto chiave delle "nuove forze produttive", ovvero intelligenza artificiale, nuovi materiali, infrastrutture avanzate. Il presidente Xi Jinping ha deciso di puntare tutto su questo modello di crescita, che va di pari passo con gli obiettivi strategici dell'autosufficienza tecnologica e quello di trasformazione del modello di sviluppo di alta qualità. Insomma, la Cina mira a completare la transizione da "fabbrica del mondo" a società di consumi, spinta anche da un forte investimento nella ricerca delle tecnologie (che nel 2024 aumenterà del 10 per cento portandolo a 370,8 miliardi di yuan). Tecnologie che verranno implementate nel processo produttivo e industriale, per spingere settori come quello delle auto elettriche, batterie agli ioni di litio, fotovoltaico, aeronautica, tecnologia militare e settore spaziale.

21983846_medium

Tra le priorità per i prossimi anni, c'è lo sviluppo a un'industria più forte di chip avanzati prodotti a livello domestico, per addestrare modelli linguistici di grandi dimensioni che possano accelerare lo sviluppo tecnologico e quindi l'intelligenza artificiale. Con questa linea, la Cina vuole premere il piede sull'acceleratore ed evitare di farsi trovare impreparato davanti alle varie strategie di "riduzione del rischio" promosse da Stati Uniti ed Europa, così come le diverse restrizioni nel settore tecnologico e i possibili dazi sulle auto elettriche.

Maggiore presenza del Partito negli organi statali

Nella terza sessione plenaria, il Congresso ha approvato anche il progetto di revisione della legge organica del Consiglio di Stato, il nome del governo centrale cinese, sempre più sotto pressione per il crescente ruolo e il maggior peso nella gestione statale da parte del Partito comunista. Tradotto: il Consiglio dovrà seguire da vicino l'ideologia, la leadership e le istruzioni del Partito, definendo ulteriormente il suo ruolo di fedele attuatore politico del partito al governo.

Diverse voci si sono anche levate per chiedere di fare di più per rilanciare l'occupazione e stabilizzare il mercato immobiliare. "La pressione complessiva sull'occupazione non è diminuita e ci sono ancora contraddizioni strutturali da risolvere", ha detto Wang Xiaoping, ministro delle Risorse umane e della previdenza sociale, in una conferenza stampa, "una parte dei lavoratori si trova ad affrontare sfide e problemi e sono necessari ulteriori sforzi per stabilizzare l'occupazione".

C'è poi la crisi del settore immobiliare. Il ministro dell'edilizia abitativa, Ni Hong, ha ammesso che la stabilizzazione del mercato immobiliare resta un compito "ancora molto difficile". È necessario quindi creare un ambiente più sicuro e privo di esposizioni a debito. E per farlo, il Partito sembra intenzionato a lasciar "fallire" le aziende immobiliari gravemente insolventi, pur di impedire il collasso del settore. La direzione sembra quindi chiara: le autorità non interverranno per aiutare i due colossi Evergrande e Country Garden.

Fonte: www.today.it

12 marzo
686 935