La strage dei negozi: oltre 100mila chiusure nellultimo decennio

9 febbraio
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In Italia, nell'arco di tempo tra il 2012 e il 2023, sono spariti circa 111mila negozi, praticamente uno su cinque. Una schiera di punti vendita di ogni genere, "morti" e mai sostituiti, a cui vanno aggiunte altre 24mila attività di commercio ambulante andate perdute nel medesimo periodo. Un dato allarmane che emerge dall'analisi "Demografia d'impresa nelle città italiane", realizzata dall'Ufficio Studi di Confcommercio con il centro studi Guglielmo Tagliacarne: il report certifica la "sempre più preoccupante" desertificazione commerciale delle nostre città, con la perdita di attività commerciali più accentuata nei centri storici rispetto alle zone periferiche.

Persi 111mila negozi tra il 2012 e il 2023

Una vera e propria metamorfosi demografica, "pagata" in maniera più pesante da alcune tipologie di attività. Secondo l'indagine di Confcommercio, la riduzione più pesante viene registrata per i distributori di carburanti, -40,7% dal 2012, seguiti dai negozi di libri e giocattoli (-35,8%), di mobili e ferramenta (-33,9%), abbigliamento -25,5%). Al contrario, le farmacie sono aumentate del 12,4%, un trend positivo riscontrato anche in tutti  i punti vendita di prodotti e servizi legati alla tecnologia (+11,8%). Importante incremento per le attività di alloggio  (+42%), mentre quelle di ristorazione sono aumentate, ma "soltanto" del 2,3%. Inoltre crescono le imprese straniere nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi (+30,1% tra il 2012 e il 2023) e si riducono quelle con titolare italiano (-8,4%). E metà della nuova occupazione straniera nell'intera economia è proprio in questi settori (+120mila).

Scende anche la densità commerciale

Uno scenario preoccupante per il commercio che, nonostante le importanti perdite, viene definito ancora "vitale e reattivo" dal direttore dell'Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella: "Avremmo potuto essere davvero sterminati durante la pandemia" invece abbiamo perso solo il 6,7% nel complesso della sede fissa e i sopravvissuti sono, comunque, 440mila. In termini assoluti dal 2019 al 2023 sono spariti circa 31 mila negozi. Centoventi comuni medio grandi al centro sono poi al centro di un'analisi sulle unità locali di commercio che mostra come dal 2012 al 2021, la densità commerciale è passata da 12,9 negozi per mille abitanti a 10,9 (-15,3%)". Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, la soluzione proposta è quella di "puntare su efficienza e produttività, anche attraverso l'innovazione e la ridefinizione dell'offerta". Resta fondamentale, poi, l'omnicanalità, ovvero l'utilizzo anche di un canale online ben funzionante (negli ultimi cinque anni gli acquisti di beni su Internet sono quasi raddoppiati passando da 17,9 miliardi del 2019 a 35 miliardi del 2023). La crescita dell'e-commerce è infatti la maggiore responsabile della riduzione del numero di negozi ma resta comunque un'opportunità per il commercio "fisico" tradizionale.

Numeri da invertire, come sottolineato da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio: "Prosegue la desertificazione commerciale delle nostre città, un fenomeno che riguarda soprattutto i centri storici dove la riduzione dei livelli di servizio è acuita anche dalla perdita di commercio ambulante. Il commercio rimane comunque vitale e reattivo e soprattutto mantiene il suo valore sociale. Rimane, in ogni caso, prioritario contrastare la desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle nostre città. In questa direzione vanno il progetto Cities di Confcommercio e la rinnovata collaborazione con l’Anci, a conferma del nostro impegno per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città".

Fonte: www.today.it

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