Così lAntartide sciogliendosi fa aumentare riscaldamento globale

27 gennaio
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Le valli secche di McMurdo sono una delle aree più estreme dell’Antartide. Qui le bassissime temperature tipiche del continente unite ad un’umidità praticamente assente hanno infatti generato il deserto più arido del pianeta: un insieme di valli coperte di ghiaia ghiacciata che ricordano da vicino il panorama marziano, in cui si stima che non cada una goccia di pioggia da qualcosa come due milioni di anni. Persino in un luogo così inaccessibile, purtroppo, il riscaldamento globale sta iniziando a farsi sentire, e ovviamente si tratta di una pessima notizia: lo scioglimento del suolo sta infatti favorendo l’emissione di ingenti quantità di gas serra, che per milioni di anni sono rimasti intrappolati all’interno del permafrost antartico.

A lanciare l’allarme è uno studio pubblicato sulla rivista Science of The Total Environment, e condotto nell’ambito del progetto SENECA (SourcE and impact of greeNhousE gasses in AntarctiCA), finanziato dal Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA) e coordinato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). La ricerca ha analizzato la composizione dei gas presenti nel suolo in un’area di 22 chilometri quadrati nella valle di Taylor, la più meridionale delle tre valli principali che compongono le valli secche di McMurdo, per verificare lo stato di salute del permafrost presente in queste aree remote del continente antartico.

McMurdo_Dry_Valleys
McMurdo_Dry_Valleys

Gli studi condotti nelle regioni polari nell’emisfero nord hanno rivelato da tempo che la stabilità del permafrost gioca un ruolo fondamentale nel limitare la quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera terrestre. All’interno del suolo ghiacciato sono infatti intrappolate considerevoli quantità di gas serra, che a causa del riscaldamento del permafrost artico vengono immesse nell’atmosfera, peggiorando l’effetto serra in un circolo vizioso che porta ad accelerare lo scioglimento del permafrost, e quindi ad un aumento costante della CO2 nell’atmosfera. Se il fenomeno era noto nelle regioni ghiacciate dell’emisfero settentrionale, fino ad oggi non era chiaro invece se, e quanto, stesse accadendo lo stesso anche al polo Sud. E purtroppo, lo studio dell’INGV ha confermato che le cose stanno proprio così: il permafrost antartico si sta sciogliendo, e sta rilasciando ingenti quantità di CO2 nell’atmosfera.

“L’indagine ha permesso la misura in superficie della concentrazione di un’ampia gamma di gas, tra cui anidride carbonica, metano e idrogeno, nel suolo e del flusso di CO2 al fine di identificare le vie preferenziali di risalita per i fluidi profondi e valutarne i meccanismi di migrazione”, spiega Livio Ruggiero, ricercatore INGV e responsabile scientifico del progetto SENECA. “Confrontando questi dati con i pochi dati pregressi a disposizione – aggiunge il ricercatore – è stato osservato un incremento nel flusso dell'anidride carbonica, stimato pari a circa 15 tonnellate al giorno su un’area di 21.6 km2. Infatti, l’emissione di CO2 calcolata durante il periodo estivo è circa 448.5 tonnellate al mese per l’intera area”.

Per ora, i dati raccolti confermano la presenza di aree in cui i gas intrappolati in profondità risalgono verso la superficie, raggiungendo lo strato superficiale del permafrost che si scioglie ogni anno con l’arrivo dell’estate. È presto per dire quanti di questi gas vengano effettivamente liberati nell’atmosfera nell’intera valle di Taylor e altrove nelle valli secche di McMurdoMa grazie ai dati raccolti dai ricercatori dell’INGV sarà ora possibile monitorare con precisione le emissioni di gas serra provenienti dal permafrost antartico, e in che modo possono contribuire al riscaldamento globale.

“Nelle Dry Valleys la degradazione del permafrost causata del riscaldamento globale favorisce i fenomeni di degassamento che potrebbero non limitarsi alla Taylor Valley ma estendersi anche lungo gli oltre 24.000 km di costa del continente antartico”, conclude Ruggiero. “I risultati della ricerca hanno evidenziato la necessità di effettuare ulteriori indagini estensive per valutare adeguatamente le emissioni di gas serra in regioni caratterizzate dalla presenza di permafrost. Infine, questo lavoro ha prodotto una mappa delle emissioni di CO2 che potrà costituire un punto di partenza per future ricerche finalizzate alla valutazione dell’origine di questi gas e al monitoraggio delle emissioni di gas serra rilasciati dal permafrost antartico”.

Fonte: www.today.it

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