Conte chiede a Meloni di cacciare Delmastro, Sgarbi e Santanchè

11 dicembre
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Èuna disamina che ripercorre tutti i piccoli e grandi incidenti dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni quella affidata dal leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, alle colonne di Repubblica. L'ex presidente del Consiglio, che sceglie la formula della lettera aperta indirizzata all'inquilina di Palazzo Chigi, tocca tutte le vicende che hanno coinvolto esponenti del governo nell'ultimo anno.

Scelga tra l'Italia e il "cerchio magico"

La principale accusa rivolta da Giuseppe Conte a Giorgia Meloni è quella di tutelare i suoi uomini più vicini a scapito dell'onore e del prestigio delle istituzioni. L'ex premier, all'inizio della lettera, cita le parole usate dalla stessa Meloni in un video in cui rivendicava di aver portato al governo "l'Italia di quelli che si sono sempre rimboccati le maniche ma sono stati puntualmente scavalcati da furbi e privilegiati, in una società nella quale per andare avanti dovevi soprattutto far parte del giro giusto di amicizie". Parole che oggi, secondo Conte, stridono con la tutela, da parte di Meloni, "degli interessi di potenti, di colleghi di partito, di amici o – magari – parenti appartenenti a un 'cerchio magico'".

L'attacco a Delmastro

Sul banco degli imputati c'è ovviamente il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, rinviato a giudizio per la vicenda Cospito: "Ha utilizzato il suo ruolo – scrive Conte – per acquisire informazioni riservate, particolarmente sensibili per l'azione dello Stato contro mafia e terrorismo, per poi trasmetterle al suo coinquilino e compagno di partito, Giovanni Donzelli, il quale, a sua volta, le ha utilizzate per attaccare un partito di opposizione".

"Possono sentirsi tranquilli gli italiani – continua l'ex premier – se due esponenti del Suo partito che ricoprono ruoli così delicati, rispettivamente, al Ministero della Giustizia e al Copasir, antepongono gli interessi di FdI alla sicurezza del Paese?".

Le "bugie" di Daniela Santanchè

Altro esponente dell'esecutivo messo sotto accusa da Giuseppe Conte è la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, le cui dimissioni sono state più volte invocate dalle opposizioni per vicende che riguardano la gestione di alcune sue società: "La ministra ha preso in giro il Parlamento e i cittadini su molte circostanze che le sono state contestate e che riguardano anche questioni fondamentali come il trattamento dei lavoratori, che si incrocia in questo caso anche con l'uso di fondi statali per l'emergenza Covid", attacca il leader M5S.

Sgarbi, Durigon e il treno di Lollobrigida

"Di rilievo non minore – spiega ancora Conte – le vicende che hanno riguardato gli incarichi e le consulenze del sottosegretario Sgarbi e le inchieste giornalistiche sul sottosegretario Durigon. Anche l'episodio che ha coinvolto il ministro all'agricoltura Francesco Lollobrigida non ha giovato all'immagine dell'istituzione di governo: sebbene possa essere giudicata di minore rilievo ai fini della permanenza nell'incarico di governo, la sua vicenda ha lanciato un cattivo messaggio agli italiani. Chiedere e ottenere di poter scendere da un treno Frecciarossa a una fermata non prevista è un privilegio che rimanda a una classe politica arroccata arrogantemente nei propri privilegi".

L'appello

La lettera si chiude con un "ultimo appello" in cui Giuseppe conte chiede alla presidente del Consiglio di mettere alla porta gli esponenti sopracitati del governo: "Prenda finalmente decisioni chiare su queste condotte. Spetta a lei il compito di salvaguardare l'onore e il prestigio delle istituzioni. Non sono forse valori che allignano anche nella sua tradizione politica? Se compirà la scelta giusta, anche la mia forza di opposizione riconoscerà la serietà di questo suo gesto di responsabilità politica. Non abbracci la logica corporativa di difesa, assoluta e intransigente, dei membri di governo, dei suoi compagni di partito o dei suoi sodali di coalizione. La sua inerzia contribuirebbe a far perdere a tanti cittadini la speranza che qualcosa possa cambiare. Una speranza che è ridotta al lumicino: sempre più italiani si allontanano dalla politica, si astengono, non partecipano più alla vita democratica perché non ritengono più credibile la classe politica", conclude.

Fonte: www.today.it

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