Flussi regolari e stretta sugli scafisti: il piano del governo nel decreto migranti

9 marzo
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Oggi pomeriggio il Consiglio dei ministri è convocato nella sede del municipio di Cutro. Una scelta simbolica voluta da Giorgia Meloni, dopo il naufragio costato la vita a oltre 70 migranti nel Crotonese. Il primo punto all'ordine del giorno è un decreto legge per l'ampliamento dei flussi e una semplificazione delle procedure per chi chiede l'ingresso regolare in Italia. Ma al momento non sono noti i dettagli e non sembra nemmeno esserci un pieno accordo nella maggioranza. Palazzo Chigi vuole chiudere con le polemiche e dare un segnale forte che metta la parola fine alle stragi di migranti in mare, ma l'efficacia di un eventuale inasprimento delle pene per gli scafisti è tutta da vedere.

Cosa c'è da aspettarsi? Rigore nel contrasto degli arrivi irregolari e accoglienza verso la migrazione attraverso canali legali, che saranno potenziati. Da una parte il pugno di ferro contro i trafficanti di uomini ed espulsioni più efficaci, dall'altra una semplificazione delle procedure per chi vuole entrare legalmente in Italia ed estensione del decreto flussi. È questo il pacchetto che il governo varerà nel Cdm a Cutro di questo pomeriggio, ma sulle misure previste nel provvedimento ci saranno limature fino all'ultimo momento. Nelle ultime ore c'è stato un confronto tra il leader leghista Matteo Salvini, sostenitore della linea dura, e la premier Giorgia Meloni, impegnata a trovare un punto di equilibrio che tenga compatta tutta la sua maggioranza.

Nell'informativa alla Camera di martedì scorso, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha attribuito agli scafisti e ai trafficanti le responsabilità del naufragio. Al momento i fermati devono rispondere del reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa di 15mila euro per ogni persona trasportata. Sono già previste delle aggravanti, ma ora si punta ad introdurne una specifica che scatterebbe se il trasporto finisse in tragedia, cioè con vittime, come accaduto a Cutro. Nel mirino non c'è solo chi guida i barconi, ma anche le reti criminali che gestiscono il traffico.

E poi c'è il tema delle espulsioni. Sono soltanto poche migliaia i rimpatri fatti ogni anno degli immigrati irregolari. Un dato che i vari titolari del Viminale non sono mai riusciti a scalfire e che sconta lo scoglio del necessario accordo con il Paese di provenienza delle persone da allontanare. Ora, se uno straniero viene rintracciato in uno status di irregolarità, nella maggior parte dei casi gli si consegna un foglio di via con l'invito a lasciare il territorio nazionale. Il governo punta a rendere effettive le espulsioni, con l'ok dei Paesi di origine, fermo restando che questi ultimi devono essere "sicuri": chi viene rimpatriato non deve cioè finire in una zona di guerra o rischiare trattamenti disumani.

L'impulso ai flussi regolari

Il governo intende intervenire con lo strumento del decreto flussi, che sarà allargato e reso pluriennale. Con l'ultimo sono stati già programmati circa 83mila ingressi regolari per motivi di lavoro. Ci saranno ora numeri più alti per venire incontro alle esigenze del mondo produttivo. Ci sono da 300 a 500mila posti disponibili, secondo il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida. L'idea è poi quella di assegnare quote privilegiate ai Paesi che collaborano più efficacemente nel contrastare le partenze di migranti irregolari e nell'accettare i rimpatri.

Ci sarà anche una semplificazione normativa e degli adempimenti burocratici necessari per chi chiede di entrare legalmente in Italia. Potrebbero essere mobilitati gli uffici diplomatici per l'esame delle domande in loco, con la collaborazione dei Paesi, in particolare quelli del Nordafrica, con cui Roma ha già accordi.

Il governo punta inoltre a dare un'accelerata ai corridoi umanitari. Dal suo insediamento, sono 617 le persone arrivate in Italia attraverso questo canale, "un numero mai registrato in un così breve lasso di tempo", ha sottolineato Piantedosi. E nel primo semestre dell'anno c'è un impegno - in collaborazione con la Commissione europea - ad accogliere altre 1.481 persone. Disponibilità anche ad aderire alle evacuazioni umanitarie e ai programmi di reinsediamento. Nel pacchetto troveranno spazio, infine, stanziamenti ai comuni per migliorare la rete dei centri di accoglienza, strutture che frequentemente non si trovano in condizioni ottimali.

Fonte: www.today.it

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