Meloni: “Non tratto più con Berlusconi”. Si torna al voto in aprile?

20 ottobre
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Giorgia Meloni ha rotto il silenzio dopo la due giorni di sconcertanti audio berlusconiani con un comunicato secco e deciso: “Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo”. Un avvertimento perentorio, che nasconde un sottinteso non a poco: “Non tratto più on Berlusconi – ha detto ai suoi a Montecitorio – non posso chiudere accordi e poi accettare che vengano rimessi in discussione il giorno dopo”. E intanto in Parlamento sono già iniziate le manovre per smarcarsi da Forza Italia.

Sponda con Mattarella

Meloni ha già iniziato le manovre parlamentari per avvicinare i centristi di Maurizio Lupi, con l’obiettivo di aiutarli a costituirsi gruppo autonomo con qualche ‘prestito? da FdI, in modo da accogliere eventuali azzurri in un contenitore moderato, indebolendo i falchi berlusconiani. La presidente del Consiglio in pectore è anche in costante contatto col Colle, da cui prvengono segnali di inquietudine. C’è preoccupazione – come segnala Maurizio Breda sul Corsera – per l’adempimento delle scadenze per il Pnrr e la legge di Bilancio. Oltre a una conferma della coerenza italiana accanto alla Unione europea e alla Nato, nella spinosa prova di forza della guerra in Ucraina. E su questo Mattarella, che a norma di Costituzione è anche garante dei Trattati internazionali dell’Italia, si è espresso molte volte e non ammette tentennamenti. Le consultazioni al Quirinale dovranno essere dirimenti, e la Meloni punta a stanare definitivamente gi alleati davanti al Presidente.

Non c’è tempo da perdere, dunque è prevedibile che Giorgia Meloni possa ricevere l’incarico già nella serata di domani o, al più tardi, sabato mattina. Starà poi a lei, perfezionata la lista dei ministri, risalire sul Colle sciogliendo la riserva. Questione di poche ore, così da permettere il giuramento dell’esecutivo tra domenica e lunedì, con voto di fiducia alla Camera già martedì e replica mercoledì al Senato. Il Quirinale ha raccomandato all’entourage di Giorgia Meloni di presentarsi con un governo solido, coeso, con ministri ineccepibili anche dal punto di vista morale. Più facile a dirsi che a farsi.

Rischio governo debole

Pur con la sponda presidenziale e quella centrista, il rischio concreto è quello di un governo azzoppato, per di più col gruppo parlamentare di Forza Italia al Senato in mano alla ‘nemica’ Licia Ronzulli, che prefigura la possibilità del cassico Vietnam parlamentare allorché FI decidesse di mandare sotto il governo. Mentre Salvini ha modo di porsi coe alleato stabile e alza la posta su pensoni e flat tax, misure costosissime al momento. E del reso non manca chi vede una precisa strategi di logoramento nell’azione berlsconiana. Osvaldo Napoli, ex Forza Italia ora in Azione, sostiene a Open che “Berlusconi non è impazzito, segue una strategia precisa. Vuol tenere Meloni il più possibile sulla corda e destabilizzare la nascita dell’esecutivo”. La stessa cosa la dice un altro ex, ovvero Fabrizio Cicchitto, al Foglio: “Guardate che Berlusconi era così anche vent’anni fa. La resa scenica è logorata dagli anni, certo, ma l’animus pugnandi è lucido. Silvio a volte fa cose irrazionali che dipendono da un’esorbitante personalizzazione dei conflitti. E ora gli interessa solo una cosa, credetemi e non è politica: lui vuole sfregiare Giorgia Meloni, l’abusiva”.

Cambiano gli equilibri

Intanto, con le consultazioni che partono oggi, cambiano gli equilibri nella possibile composizione governativa. Tajani è sempre più lontano dagli Esteri, dove protrebbe insediarsi l’ex ambasciatore Gianpiero Massolo. Col G20 di novembre in cui saranno presenti sia Biden che Putin, è improbabile che la Meloni si presenti accompagnata da un esponente di Forza Italia, su cui pesa anche la condanna da parte del Partito Popolare Europeo.

Al voto ad aprile?

Il governo dunque partirà, ma se il logoramento continuasse fino allo sfinimento, Giorgia Meloni potrebbe mollare Forza Italia, Berlusconi e Licia Ronzulli e decidere di fare il governo con la Lega, i centristi di Lupi (tra i primi a criticare il Cavaliere per le parole su Putin) e Cesa e l’appoggio di Italia viva. In alternativa, potrebbe andare allo scontro frontale con l’aula, proponendo un governo di minoranza. In caso di mancata fiducia, si procederebbe con il voto sulla legge finanziaria (di fatto già scritta da Draghi e Franco), quindi passerebbe col voto di Azione e Pd) per poi tornare al voto ad aprile. Fantapolitica? Pe ora.

Fonte: quifinanza.it

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