Meloni pensa già alla tregua fiscale: via le cartelle, ecco per chi

5 ottobre
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Non è ancora stata investita ufficialmente della carica di presidente del Consiglio, ma Giorgia Meloni prosegue il suo lavoro da premier in pectore non lasciando nulla al caso. Il Governo di centrodestra, giorno dopo giorno, prende sempre più forma e al toto-ministri fa posto una squadra sempre più delineata per affrontare le prossime sfide pronte a essere ereditate dell’esecutivo di Mario Draghi.

Una volta insediatosi (qui vi abbiamo parlato delle tempistiche dalle elezioni al giuramento al Quirinale), infatti, il nuovo Governo dovrà cominciare a far fronte di tutte le problematiche che sta vivendo il Paese e, in qualche modo, cercare di far cassa per affrontare la crisi reperendo risorse immediate. A correre in soccorso a Meloni è il programma elettorale di Fratelli d’Italia che aveva promesso il saldo e lo stralcio di alcuni debiti fiscali e la tregua fiscale.

Taglio delle cartelle, la mossa di Meloni

Tra le promesse elettorali, infatti, Giorgia Meloni aveva inserito insieme al centrodestra la cosiddetta tregua fiscale per le situazioni che precedono la cartella esattoriale, con sanzione al 5% e 5 anni di rate. Le parole, secondo quanto riferito da Il Fatto Quotidiano, sono destinate a trasformarsi in atti veri e propri con la futura premier pronta a una rottamazione delle cartelle esattoriali. In attesa di passare ai fatti, il dossier è stato affidato a Maurizio Leo, responsabile economico di FdI e futuro viceministro all’Economia. Secondo quanto trapela, la proposta prevede un condono di tutte le cartelle esattoriali da 1.000 a 3.000/3.500 euro per le quali il contribuente verserà solo una somma tra il 10 e il 20% della cartella pendente, mentre la restante parte verrà condonata.

Per le cartelle con importi inferiori a 1.000 euro, invece, potrebbe persino scattare la cancellazione con l’obiettivo di alleggerire il magazzino fiscale dell’Agenzia delle Entrate intasato da anni e contenere la nuova valanga di cartelle in arrivo che, secondo le stime di Federcontribuenti, sarebbero oltre 13 milioni tra fine 2022 e i primi mesi del 2023.

Si tratterebbe di una misura una tantum che non servirebbe per finanziare misure economiche strutturali, ma che permetterebbe di produrre un gettito immediato con l’obiettivo di mettere insieme quante più risorse possibili per fare un futuro decreto corposo (qui vi abbiamo spiegato come cambieranno le pensioni con Meloni al Governo).

Il precedente del governo Draghi

La mossa del Governo che verrà, comunque, non è del tutto una novità per i contribuenti. Infatti, soltanto qualche mese fa, era stato Mario Draghi a mettere mano alle carte esattoriali di multe, bolli e tasse fino a 5.000 euro non pagate nella prima decade del 2000. Poche settimane dopo l’insediamento del suo esecutivo, infatti, l’ex guida della BCE aveva inserito nel decreto Sostegni la cancellazione automatica delle cartelle dei debitori con redditi fino a 30.000 euro.

Anche in quel caso si parlò di condono, ma non mancarono le tensioni e gli scontri con Partito Democratico e Leu che erano contrari alla misura decisa dal neo premier. Il meccanismo portò dunque lo Stato a rimetterci dei soldi, ben 666 milioni che avranno un impatto negativo per le Entrate dal 2021 al 2025 tra costi di annullamento, rimborsi spese e diritti di notifica a carico dell’Erario.

Fonte: quifinanza.it

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