Vaiolo: chi deve fare tre settimane di quarantena e il nuovo caso in Italia

23 maggio
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Èstato identificato ad Arezzo il quarto caso di vaiolo delle scimmie in Italia, il primo caso in Toscana: si tratta di un uomo di 32 anni ricoverato all'ospedale San Donato di Arezzo dopo essere rientrato da una vacanza alle isole Canarie lo scorso 15 maggio.

L'Asl spiega che il 32enne, "nei giorni tra il 15 ed il 20 maggio non ha avuto contatti con i propri familiari, in quanto l'uomo vive da solo. Il giorno 20 maggio si è fatto visitare dal proprio medico di base che lo ha indirizzato agli ambulatori di malattie infettive": è stato "immediatamente preso in carico dai medici del reparto in quanto presentava delle lesioni cutanee suggestive per l'infezione". E' stato così contattato l'Istituto Spallanzani "sia per un parere sulle lesioni, confermando il sospetto clinico posto ad Arezzo in quanto risultavano simili a quelle dei 3 pazienti da loro ricoverati, sia per l'invio dei campioni per la conferma di laboratorio". I tamponi sono stati inviati il 21 maggio al laboratorio di virologia dello Spallanzani e "il giorno successivo - prosegue la Asl - è stata comunicata la positività di tutti i campioni esaminati". Contemporaneamente il servizio di prevenzione della Asl "ha provveduto ad individuare tutti i contatti della persona che sono stati raggiunti e per i quali è prevista una sorveglianza sull'insorgenza dei sintomi per i prossimi 21 giorni. I sintomi e segni da attenzionare sono le lesioni cutanee (vescicole e pustule), febbre, malessere e ingrossamento dei linfonodi".

Vaiolo, la quarantena

Le persone che hanno contatti diretti non protetti con persone risultate positive al vaiolo delle scimmie dovrebbero autoisolarsi per 21 giorni e lavorare da casa: questo il consiglio dell'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito che si applica a chiunque abbia avuto contatti sessuali o contatti familiari con un malato sintomatico. L'agenzia ha affermato che la guida aveva lo scopo di fornire principi per la valutazione del rischio e il follow-up dei contatti dei casi confermati. Solo ieri il Belgio - primo paese Ue a farlo - ha introdotto una quarantena di 21 giorni per il vaiolo delle scimmie.

Intanto i primi dati sul genoma del virus responsabile dell'epidemia di vaiolo delle scimmie rivelerebbero un legame con un ceppo del 2018: secondo quanto riportato da New Scientist grazie ai dati raccolti da un team di ricerca portoghese il 4 maggio la sequenza del dna mostra che il virus è del tipo mite dell'Africa occidentale e strettamente correlato ai virus del vaiolo delle scimmie rilevati nel Regno Unito, a Singapore e in Israele nel 2018 e nel 2019. Esistono infatti due varianti del virus del vaiolo delle scimmie: il clade dell'Africa occidentale e il clade del bacino del Congo (Africa centrale).

Ciò che non è ancora chiaro è se questo virus abbia delle differenze che lo rendano più trasmissibile negli esseri umani, il che spiegherebbe perché l'attuale focolaio è così diffuso e di gran lunga il più grande visto al di fuori dell'Africa centrale e occidentale. Rispondere a questo quesito potrebbe richiedere del tempo, dato che il vaiolo delle scimmie ha un genoma ampio e complesso, circa 200.000 unità di dna rispetto alle 30.000 dell'Rna del coronavirus.

Monkeypox, l'epidemia del 2022

Come spiega l'Oms nel suo ultimo report il vaiolo delle scimmie dal 13 maggio 2022 all'organizzazione mondiale della sanità sono giunte segnalazione di casi di vaiolo delle scimmie da 12 Stati e non risultono collegati a viaggi in paesi dove l'infezione virale risulta endemica. Le attuali prove disponibili suggeriscono che coloro che sono più a rischio sono coloro che hanno avuto uno stretto contatto fisico con qualcuno con il vaiolo delle scimmie, mentre sono sintomatici. L'OMS sta anche lavorando per fornire una guida per proteggere gli operatori sanitari in prima linea e altri operatori sanitari che potrebbero essere a rischio, come gli addetti alle pulizie. Al 21 maggio erano 92 i casi confermati da esami di laboratorio, finora non sono stati segnalati decessi associati.

Il nome monkeypox deriva dalla scoperta iniziale del virus nelle scimmie in un laboratorio danese nel 1958. Il primo caso umano è stato identificato in un bambino nella Repubblica Democratica del Congo nel 1970. Il virus Monkeypox viene trasmesso da una persona all'altra per stretto contatto con lesioni, fluidi corporei, goccioline respiratorie e materiali contaminati come lettiere. Il periodo di incubazione del vaiolo delle scimmie è generalmente compreso tra 6 e 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni.

L'Oms chiede ai paesi si segnalare casi di pazienti che presentano un'eruzione cutanea atipica che progredisce in fasi sequenziali con macule, papule, vescicole, pustole, croste, allo stesso stadio di sviluppo su tutte le aree del corpo interessate - che possono essere associati con febbre, linfonodi ingrossati, mal di schiena e dolori muscolari.

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Fonte: www.today.it

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