Burnout: cosa significa, sintomi e come uscirne

16 settembre
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Lo sappiamo: ci sono momenti in cui il lavoro che conduciamo produce più stress del solito. Può essere per un carico di lavoro notevole, come anche per degli imprevisti. Fin quando si tratta di brevi e saltuari periodi, può essere più semplice tenere sotto controllo ansia e stress evitando che impattino troppo sulla vita personale.

A volte però, la situazione può essere ben diversa. In una società in cui la nuova parola d’ordine è “multitasking” e in cui tutto “serve subito o/e è urgente”, è sempre più facile cadere in un circolo vizioso che causa ulteriore stress. Quest’ultimo infatti, può diventare cronico e difficile da gestire ed è in questo caso che si parla di burnout.

Si tratta di una vera e propria sindrome riconosciuta come tale dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che fa però riferimento al solo contesto lavorativo. Il termine ci fornisce già un’indicazione circa la natura di questa condizione in quanto significa dall’inglese “scoppiato, bruciato”. Il soggetto, infatti, quando non possiede le risorse per far fronte a situazioni di intenso stress per diverso tempo può andare incontro a sintomi di natura psicologia e fisica, compromettendo di conseguenza il benessere personale.

Con l’aiuto della Dottoressa Sara Baldrighi, Psicologa e Psicoterapeuta, vediamo che cos’è il burnout, come riconoscerlo e cosa fare per superarlo.

Cosa significa

«Si parla di burnout quando non si riescono più a fronteggiare tutte le difficoltà che si presentano a livello lavorativo. Si possono manifestare:

  • irritabilità;
  • senso di fallimento;
  • disinteresse nel fare qualcosa;
  • perdita di fiducia in sé stessi.

In concomitanza, possono verificarsi sintomi somatici come cefalea, ulcere, disturbi della pelle, o anche stanchezza, apatia, insonnia», spiega la dottoressa.

Il termine burnout si è diffuso in un primo tempo in America per identificare una sindrome che riguardava per lo più infermieri e medici, ovvero i soggetti che negli scorsi decenni erano considerati quelli più a rischio “burnout” perché in contatto con persone sofferenti. In realtà, le categorie più a rischio sono quelle in cui c’è un’elevata implicazione relazionale, quindi i lavoratori a contatto con il pubblico.

Sintomi

«Il burnout è caratterizzato da 3 fasi:

  1. l’esaurimento, ovvero la fase in cui la persona si sente prosciugata, esaurita, incapace di riposare e di pianificare altri progetti;
  2. il cinismo, cioè la persona assume un atteggiamento distaccato nei confronti dell’attività lavorativa e dei colleghi. Tale comportamento può essere interpretato come un atteggiamento di difesa messo in atto da parte della persona per proteggersi dalla delusione e dal fallimento. Questo può compromettere l’equilibrio psicofisico;
  3. il sentimento di inefficienza, dove tutto appare insignificante. La persona si sente inadeguata, oppressa, non riesce a pianificare nuovi progetti», continua l’esperta.

Cause

«A scatenare il burnout concorrono:

  • fattori ambientali come un sovraccarico di lavoro, ma anche problemi relazionali con i colleghi che rendono l’ambiente ancora più complesso;
  • fattori individuali, ovvero legati alla personalità e alla capacità del soggetto di attivare delle risorse per fronteggiare il problema.

Il burnout è una concausa di tutti questi elementi, è come un disagio prodotto da un’inadeguata gestione dello stress lavorativo, è una condizione di scoraggiamento che porta a una perdita di motivazione degli obiettivi», precisa la dottoressa Baldrighi.

I fattori ambientali possono incidere sul riuscire a trovare una soluzione ai problemi. Di conseguenza, ci si sente inefficaci fino ad arrivare alla fase di esaurimento per cui si va al lavoro per portare a casa lo stipendio e viene a mancare la spinta motivazionale che c’era prima.

Conseguenze

«Il burnout può avere conseguenze a livello fisico e psicologico, dal momento che può incidere ad esempio sull’appetito o anche sulla vita sessuale. Non si ha più voglia di andare al lavoro, si è più arrabbiati e frustrati, non si è più motivati, si inizia a fare assenteismo, si ha difficoltà a concentrarsi, si ha una bassa autostima, non si riesce più a prendere decisioni».

In alcuni casi, il burnout può condurre la persona ad avere comportamenti come abuso di alcol e uso di farmaci, fino ad arrivare a depressione, ansia, attacchi di panico.

Come uscirne?

«Per prima cosa è importante riconoscere la situazione di difficoltà. Inoltre, è bene che la persona si ritagli dei momenti di pausa dal lavoro e che abbia una vita sociale al di fuori del contesto lavorativo.

Se tutto questo non dovesse bastare, è essenziale iniziare un percorso di psicoterapia. È bene ascoltare anche il proprio corpo e la propria mente e adottare dei comportamenti che possano prevenire il burnout, ad esempio non saltare i pasti, fare attività fisica, ritagliarsi del tempo per sé stessi. Se c’è una mole di lavoro importante, può essere utile definire le priorità (magari con il proprio superiore). Inoltre, è bene evitare i conflitti con i colleghi perché questo può diventare causa di stress.

In generale, per evitare che lo stress diventi burnout è importante riconoscerne i primi sintomi e mettere in atto alcune strategie per gestire al meglio lo stress sul lavoro.

Fonte: dilei.it

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