Il morbo di Parkinson può essere causato da un comune batterio: la scoperta

10 maggio
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Un microbo comune in ambienti umidi potrebbe svolgere un ruolo chiave nello sviluppo del morbo di Parkinson. Una malattia neurologica che colpisce oggi 5 milioni di persone al mondo, di cui circa 400 mila solo in Italia. Il patogeno sembra espellere composti che attivano proteine all'interno delle cellule cerebrali che formano grumi tossici e causano la malattia. Ad averlo scoperto un nuovo studio dell'Università di Helsinki e dell'Università della Finlandia orientale. I risultati si basano su quelli di una precedente indagine che ha mostrato come la gravità del disturbo neurodegenerativo aumenta con le concentrazione di ceppi di batteri Desulfovibrio nelle feci dei pazienti.

"I nostri risultati - ha affermato il professor Per Saris dell'Università di Helsinki - sono significativi, poiché la causa del morbo di Parkinson è rimasta sconosciuta nonostante i tentativi di identificarla negli ultimi due secoli. La malattia è principalmente causata da fattori ambientali, cioè dall'esposizione ambientale ai ceppi batterici Desulfovibrio. Solo una piccola parte, o circa il 10%, dei casi è causata da singoli geni". I ricercatori ora sperano la scoperta aiuta a migliorare la diagnosi precoce e addirittura a rallentarne il progresso della malattia. I risultati della ricerca sono stati pubblicati su Frontiers in Cellular and Infection Microbiology.

Il morbo di Parkinson

La condizione neurologica fu descritta circa due secoli fa dal medico inglese James Parkinson. Da quel momento la ricerca ha cercato di scoprirne quali fossero i fattori scatenanti. Sul piano fisiologico si verifica un accumulo di piccoli ammassi proteici noti come corpi di Lewy nelle cellule di specifiche regioni del cervello. Indagini recenti hanno scoperto che questi grumi microscopici sono costituiti in gran parte da un tipo di proteina chiamata α-sinucleina, che è tipicamente coinvolta nel rilascio di neurotrasmettitori. Sebbene, non sia ancora del tutto chiaro come questa aggregazione contribuisca allo sviluppo del morbo di Parkinson, si sospetta che la presenza di queste concentrazioni, chiamate "protofibrille", alteri il corretto funzionamento delle cellule nervose. Tuttavia, ancora rimane misteriosa la causa iniziale dell'aggregazione dell'α-sinucleina. Anche se il Parkinson può essere ereditario, la genetica sembra spiegare solo il 10-15% circa di tutti i casi. Questo ha spostato l’attenzione della ricerca sui fattori ambientali.

I ceppi batterici Desulfovibrio possono sviluppare il morbo di Parkinson

Un altro studio di Saris del 2021 aveva già scoperto come la malattia fosse causata principalmente da fattori ambientali, e in particolare dall'esposizione ai ceppi batterici Desulfovibrio. Con il nuovo studio, Saris e il suo team hanno indagato in laboratorio come questi ceppi agiscono. Hanno prelevato campioni fecali da 10 pazienti con il morbo di Parkinson e dai loro coniugi sani, e isolato i ceppi di Desulfovibrio presenti. L’indagine ha rilevato che questi ceppi causano l'aggregazione dell'α-sinucleina (una caratteristica della malattia) in Caenorhabditis elegans (piccoli vermi geneticamente modificati, utilizzati come organismo modello per lo studio). Ma hanno anche rilevato che i ceppi di Desulfovibrio isolati da individui sani non causa l’aggregazione dell'α-sinucleina nella stessa misura, e che, al contrario, gli aggregati causati dai ceppi di Desulfovibrio ottenuti da pazienti con malattia di Parkinson erano più grandi.

Limiti dello studio

Certo, c'è un'enorme differenza tra i vermi e gli esseri umani. Ciononostante i risultati suggeriscono chiaramente che i ceppi di Desulfovibrio contribuiscono allo sviluppo del morbo di Parkinson. Pertanto i ricercatori hanno affermato che continueranno a esaminare i modi in cui i batteri Desulfovibrio possono innescare nelle viscere dell’essere umano la formazione di aggregati di α-sinucleina che potrebbero migrare altrove attraverso il corpo.

Prospettive future di ricerca

Grazie a questa scoperta, i ricercatori sperano di poter essere presto in grado di gestire il progresso della malattia utilizzando terapie mirate al sistema digestivo e ai suoi nervi circostanti, invece che al cervello. "I risultati rendono possibile lo screening dei portatori di questi dannosi batteri Desulfovibrio - ha affermato Saris -. Dunque, possono essere presi di mira da misure per rimuovere questi ceppi dall'intestino, alleviando e rallentando potenzialmente i sintomi dei pazienti con malattia di Parkinson". "Questo perché - ha concluso il ricercatore - una volta che i batteri vengono eliminati dall'intestino, gli aggregati di α-sinucleina non si formano più nelle cellule intestinali, dalle quali viaggiano verso il cervello attraverso il nervo vago come le proteine prioniche (espresse sulla superficie neuronale)".

Fonte: www.today.it

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