Le microplastiche nelle arterie umane: rischio raddoppiato di infarto e ictus

12 marzo
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Uno studio italiano ha fornito per la prima volta la prova che le microplastiche e le nanoplastiche ingerite o inalate possono portare a sviluppare malattie cardiovascolari nell’uomo. Il paper pubblicato sulla prestigiosa rivista The New England Journal of Medicine è frutto di un lavoro coordinato dal Professor Giuseppe Paolisso dell'Università della Campania "Luigi Vanvitelli" in collaborazione con numerosi enti di ricerca italiani ed esteri, tra cui Harvard Medical School di Boston, dell’IRCSS Multimedica Milano, le Università Politecnica delle Marche (UnivPM), Sapienza e Salerno, e l’IRCSS INRCA di Ancona.

La presenza di micro e nanoplastiche nelle placche aterosclerotiche umane evidenzia la pericolosità di tali inquinanti per la salute dell’uomo.

Lo studio

Le micro e nanoplastiche attaccano anche il cuore con effetti dannosi fino ad oggi sconosciuti e mai riscontrati prima. Dopo averle trovate nell’uomo in diversi organi e tessuti, tra cui la placenta, il latte materno, fegato e polmoni, compresi i tessuti cardiaci, lo studio italiano rivela, per la prima volta, la loro presenza perfino nelle placche aterosclerotiche, depositi di grasso nelle arterie pericolose per il cuore e fornisce soprattutto prova inedita della loro pericolosità.

I dati raccolti mostrano infatti che le placche aterosclerotiche "da inquinamento" sono anche più infiammate della norma, quindi, più friabili ed esposte a rischio di rottura con un aumento almeno 2 volte più alto del rischio di infarti, ictus e mortalità rispetto a placche aterosclerotiche che non sono inquinate di nano-plastica.

Lo studio dimostra come le placche aterosclerotiche contengano spesso micro e nanoplastiche a base di polietilene (PE, rilevato nel 58.4% dei casi) o polivinilcloruro (o PVC, individuato nel 12.5% dei casi), due dei composti plastici di maggior consumo nel mondo, utilizzati per realizzare prodotti che vanno dai contenitori ai rivestimenti, dalle pellicole plastificate a materiali per l’edilizia.

Lo studio è stato condotto su 257 pazienti con oltre 65 anni sottoposti ad endoarterectomia per stenosi carotidea asintomatica. Durante tale procedura sono state rimosse le placche aterosclerotiche che sono state successivamente analizzate con metodi chimici per la quantificazione e al microscopio elettronico con una tecnica innovativa basata sulla spettrometria a raggi X per la localizzazione. Laura Graciotti e Gianluca Fulgenzi, ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche UnivPM, hanno per la prima volta identificato in maniera univoca la presenza di micro e nanoplastiche localizzandole all’interno delle placche aterosclerotiche.
 
"L’IRCSS INRCA di Ancona - dichiara la professoressa Fabiola Olivieri, Direttore Scientifico e professore ordinario di Patologia Generale e Clinica presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e Molecolari della Facoltà di Medicina e Chirurgi UnivPM - si occupa da tempo dello studio del ruolo dell’infiammazione nel processo di invecchiamento e nello sviluppo delle più comuni patologie età-associate, comprese le patologie cerebro e cardiovascolari. I processi infiammatori quando cronicizzano e quindi perdurano nel tempo, possono avere effetti deleteri per la salute umana. Questo studio evidenzia per la prima volta come derivati delle plastiche possono essere individuati nelle placche aterosclerotiche che così diventano più fragili, e rompendosi, possono essere più facilmente causa di infarti del miocardio e ictus. La ricerca è stata condotta su una popolazione ultra65enne, quale quella che giornalmente vediamo all’ IRCSS INRCA di Ancona".

Fonte: www.today.it

12 marzo
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