Micropene, cos’è e quali sono le cause

21 settembre
597 268

Quando si parla di micropene, o pene piccolo, si fa riferimento all’ipoplasia peniena. Una condizione clinica piuttosto rara, che colpisce circa lo 0,4% di tutti i maschi in Italia (e nel mondo), e che si verifica quando il pene ha dimensioni inferiori a 7 cm nell’adulto e a 2 cm nel neonato. “Il micropene - spiega a Today Paolo Verze, docente di Urologia presso la Università degli studi di Salerno - può essere causato da patologie e sindromi specifiche o da fattori ambientali che interferiscono con il normale assetto ormonale. Le cause patologiche sono decisamente quelle più comuni, e sono spesso di natura endocrina, legate cioè alla produzione ormonale”.

Una problematica particolarmente delicata, che non va confusa con la "sindrome da spogliatoio", al centro dell’ultima stagione di Skam Italia, serie cult disponibile su Netflix dal primo settembre. In questa stagione il protagonista Elia Santini, interpretato da Francesco Centorame, soffre di ipoplasia peniena, una condizione che metterà a dura prova la sua vita sessuale e la sua capacità di accettazione senza soccombere alla paura di essere bullizzato dagli amici.

Come si scopre di essere affetti da micropene?

"La patologia viene diagnosticata dal medico con un esame obiettivo da parte del medico. La misurazione delle dimensioni del pene è corretta solo se viene effettuata quando l’organo è “stirato” (in fase di erezione), altrimenti la misurazione in fase di completa flaccidità può indurre ad una diagnosi errata. Oltre la semplice visita, può essere poi utile approfondirne le cause scatenanti e le eventuali complicanze attraverso esami specifici che riguardano lo stato ormonale (prelievi sul sangue) e di fertilità del soggetto (spermiogramma)".

Quali sono le ‘normali’ dimensioni del pene?

“Quando si parla di dimensioni di un organo ci si riferisce sempre a valori medi, che oscillano in maniera piuttosto ampia fra loro, rendendo talvolta difficile la definizione di cosa sia normale e cosa no. Tuttavia esistono degli studi epidemiologici che hanno provato a definire le dimensioni medie del pene della popolazione maschile italiana, indicando come 12,5 cm la lunghezza media normale di un “pene stirato”. Ritornando al micropene, per attenersi alla definizione medica, l’ipoplasia peniena viene diagnosticata quando la dimensione dell’organo in “stiramento” risulta di circa 2,5 volte inferiore rispetto alle dimensioni medie di un organo genitale normo-conformato, in base all’età e alla razza. Per tradurla in termini pratici, alle nostre latitudini, si accerta la presenza di un micropene con dimensioni inferiori a 7 cm nell’adulto e a 2 cm nel neonato”.

Cosa può causare il pene piccolo?

 "A impedire lo sviluppo fisiologico del pene è sempre una scarsa o assente produzione di testosterone che a sua volta può derivare da una alterazione che trova origine a carico dei testicoli o dalla incapacità di recepire lo stimolo inviato dagli ormoni di ipofisi e ipotalamo, che innesca la produzione di testosterone all’interno dei testicoli. Non è infatti raro che la presenza di un pene piccolo sia parte di una sindrome clinica più ampia, in cui si riscontrano anche altre malformazioni sempre a carico degli organi genitali, come ad esempio il criptorchidismo (mancata discesa dei testicoli nello scroto) o l’ipospadia (posizione anomala del meato urinario esterno). Va infatti ricordato che, come primo passaggio, è importante sapere se il soggetto che si sta analizzando ha un corredo di cromosomi sessuali normale (46, XY)".

L’ipoplasia peniena interferisce con la capacità di erezione e la soddisfazione sessuale?

"Il fatto che il comune denominatore per lo sviluppo di un micropene sia l’alterazione dell’equilibrio ormonale maschile rende possibile che si associno queste problematiche, che a loro volta possono essere associate ad una carenza di testosterone. Tuttavia, la gran parte degli studi clinici dimostra che i soggetti con dimensioni ridotte dell’organo che raggiungono un normale sviluppo puberale, da adulti hanno una normale funzione erettile ed eiaculatoria, e riescono a condurre una normale e soddisfacente attività sessuale penetrativa. Questo dato si giustifica con il fatto che i pazienti sono in genere trattati con farmaci che integrano la carenza ormonale, e, pertanto, recuperano una normale funzione sessuale".

Che impatto può avere il pene piccolo a livello psicologico e sulla vita di coppia?

"L’impatto può essere notevole, soprattutto se il soggetto che ne soffre non è seguito adeguatamente nel tempo. Anche i maschi che, grazie alle terapie, riescono a raggiungere una normale vita di relazione e sessuale, spesso continuano a lamentarsi delle dimensioni del proprio pene. Io sono estremamente convinto dell’importanza di un adeguato e prolungato follow-up psico-sessuologico in questi casi, vera arma vincente per far superare al paziente ansie spesso ingiustificate".

In una società in cui dimensioni grandi del pene sono indicatori di virilità, quali consigli vuole suggerire ai pazienti che soffrono di ansia da prestazione legata al pene piccolo?

"Purtroppo, viviamo in una società in cui l’unico elemento che guida dei giovani maschi è il confronto con i propri amici e non con i genitori, e tramite loro, con un medico. A ciò si aggiunge il fatto che l’uso della pornografia sta raggiungendo livelli decisamente preoccupanti, soprattutto nelle fasce di età adolescenziali. Dico questo perché è facile intuire come ne possa derivare una visione distorta della realtà, dove anche soggetti perfettamente normali si trovano a lamentarsi delle dimensioni del proprio pene se confrontato con quello di qualche amico visto in uno spogliatoio, o ancor peggio, con quello di un porno attore all’opera, in un contesto clinico patologico che si definisce dismorfo-peno-fobia. Il consiglio che mi sento di dare, soprattutto a coloro che il problema delle dimensioni lo hanno realmente e non “se lo creano”, ma anche a chi ha un pene la cui lunghezza può non essere soddisfacente, di vivere una vita di coppia normale e godersi la propria sessualità. Il rapporto sessuale non è solo penetrazione, ma molto altro".

Come viene trattato il micropene?

"Il trattamento eziologico, cioè che prova a risolvere la causa del disturbo, è di tipo farmacologico e consiste nella somministrazione precoce e prolungata di ormoni maschili, con lo scopo di bilanciare la carenza di cui il soggetto soffre. Questo tipo di trattamento, come già anticipato, consente di raggiungere un normale scatto puberale e vivere una soddisfacente vita sociale, sessuale e di coppia. Quindi, il paziente mantiene una normale funzione sessuale, riesce ad urinare, a masturbarsi o a raggiungere l’orgasmo. Purtroppo non ci sono effetti concreti sulle dimensioni del pene, anche se impiegato in pazienti giovanissimi, perché di fatto lo sviluppo dell’organo viene determinato in epoca fetale e neonatale. Nei casi più severi, in cui le dimensioni del pene sono davvero limitate, si può prendere in considerazione un intervento chirurgico, che consiste in una falloplastica di allungamento".

In cosa consiste la falloplastica e a quali pazienti viene riservato?

"L’intervento chirurgico va riservato esclusivamente a quei pazienti che presentano in età adulta un pene di dimensioni patologiche, che provochi un forte impatto psicologico e sulla propria vita di relazione e sessuale. Quando si parla di falloplastica è necessario specificare che si parla di un ampio spettro di soluzioni chirurgiche, con interventi di diversa complessità che arrivano fino all’impianto in regione genitale di un lembo cutaneo autologo prelevato dall’avambraccio. Ci stiamo riferendo ad una chirurgia estremamente avanzata, che solo pochi centri specializzati sono in grado di eseguire con standard qualitativi adeguati, e che comunque è gravata da potenziali rischi di insuccesso a causa di complicanze sia immediate che a distanza di tempo. Ciò significa che il paziente che si avvia ad un percorso chirurgico di questo tipo deve essere molto motivato, deve essere informato in dettaglio dei vantaggi e di come potrà migliorare la sua condizione ma allo stesso tempo deve essere consapevole dei rischi di un possibile insuccesso. L’arma vincente, a mio parere, resta il supporto psico-sessuologico durante l’intero percorso, in parallelo al lavoro del chirurgo".

Fonte: www.today.it

21 settembre
597 268