Vaiolo anche in Italia: cosa c’entra il sesso e chi è più a rischio

25 maggio
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Vaiolo, cosa sappiamo fino ad oggi? Dobbiamo preoccuparci? Si rischia una epidemia o peggio ancora una pandemia? No, niente di tutto ciò. Per quanto l’Unione europea abbia attivato la massima allerta sui casi che stanno interessando il continente, è bene chiarire un po’ di aspetti, perché in giro si sta leggendo di tutto, con continue smentite e punti di vista “soggettivi”.

Iniziamo col dire che al 23 maggio, ultimo dato disponibile dell’ECDC-Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, sono 67 i casi confermati di vaiolo delle scimmie segnalati in 9 Paesi Ue: Austria, Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia e Italia. Almeno altri 42 casi risultano sospetti e sono in corso indagini. Il primo caso era stato rilevato nel Regno Unito.

Tuttavia, precisa l’ECDC, se si verifica la trasmissione da uomo ad animale e il virus si diffonde in una popolazione animale, c’è il rischio che la malattia diventi endemica in Europa. Pertanto, è necessaria una stretta collaborazione intersettoriale tra le autorità sanitarie pubbliche umane e veterinarie per gestire gli animali domestici esposti e prevenire la trasmissione della malattia alla fauna selvatica (si era parlato già di vaiolo delle scimmie un anno fa, a luglio scorso, per alcuni morti in Cina).

Come si trasmette: a cosa stare attenti

In generale, il vaiolo delle scimmie non si diffonde facilmente tra le persone. Si può trasmettere attraverso il contatto ravvicinato della mucosa o della pelle non integra con la parte infetta delle lesioni, o attraverso grandi goccioline respiratorie durante il contatto prolungato faccia a faccia e attraverso i fomiti (aghi infetti, indumenti, asciugamani, materiale vario od altro).

I casi di vaiolo delle scimmie umano attualmente diagnosticati in Europa sono principalmente casi che riguardano uomini che hanno avuto rapporti sessuali con uomini, il che suggerisce – spiega il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie – che la trasmissione del virus potrebbe avvenire proprio per via sessuale. Senza voler accendere alcuna polemica verso chi parla di “ghettizzazione”, questo è un dato scientifico e come tale va riportato e considerato.

La predominanza, nell’attuale focolaio europeo, di casi diagnosticati tra uomini omosessuali, e la natura delle lesioni che si presentano in alcuni casi, suggeriscono che la trasmissione sia avvenuta durante il rapporto sessuale. Per questo, sulla base della valutazione epidemiologica dell’ECDC, la probabilità che il vaiolo si diffonda in persone che hanno più partner sessuali è considerata “elevata”.

Esiste poi un potenziale rischio di trasmissione da uomo ad animale in Europa, pertanto è necessaria una stretta collaborazione intersettoriale tra le autorità sanitarie pubbliche umane e veterinarie che lavorano seguendo una prospettiva cosiddetta “One Health” per gestire gli animali domestici esposti e prevenire la trasmissione della malattia nella fauna selvatica.

L’EFSA, tuttavia, non è a conoscenza fino ad oggi di alcuna segnalazione di infezioni negli animali, domestici o selvatici, nell’Unione europea.

I sintomi: quali sono i possibili campanelli d’allarme

La maggior parte dei casi attuali si presenta con sintomi di malattia lievi: nella maggior parte dei casi si tratta di eruzioni cutanee con pustole e crosticine, febbre, malessere generale, mal di testa, ingrossamento dei linfonodi.

Per la popolazione più ampia, la probabilità di diffusione è molto bassa, ha affermato Andrea Ammon, direttore dell’ECDC. “Tuttavia, la probabilità di un’ulteriore diffusione del virus attraverso uno stretto contatto, ad esempio durante i rapporti sessuali tra persone che hanno più partner sessuali, è considerata alta”.

Stella Kyriakides, Commissaria europea per la Salute e la sicurezza alimentare, si è detta “preoccupata” per l’aumento del numero di casi di vaiolo delle scimmie segnalati nell’UE e nel mondo. La Commissaria ha spiegato che l’Ue sta monitorando da vicino la situazione e, sebbene attualmente la probabilità di diffusione nella popolazione più ampia sia bassa, la situazione è in evoluzione.

“Dobbiamo tutti rimanere vigili, garantire che siano disponibili la tracciabilità dei contatti e un’adeguata capacità diagnostica e garantire di avere a disposizione i vaccini, gli antivirali e i dispositivi di protezione individuale necessari per gli operatori sanitari”.

Bruxelles è in stretto contatto con gli Stati membri sin dalle prime segnalazioni di casi di virus: le autorità di risposta e preparazione alle emergenze sanitarie (HERA), ECDC ed EMA stanno lavorando a stretto contatto per garantire che le informazioni sulla situazione epidemiologica e la disponibilità di vaccini e trattamenti siano assicurate.

Chi è più a rischio di contrarre il virus

Secondo alcuni esperti, come Antonella Viola, biologa all’Università di Padova e direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca pediatrica “Città della Speranza”, bambini e adulti nati dopo il 1981 hanno un maggior rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie, perché non sono vaccinati, infatti anche l’immunità a livello di comunità è calata nel corso degli anni, a dimostrazione – semmai ce ne fosse ancora bisogno – che i vaccini ci consentono di condurre una vita normale e senza rischi inutili. “Inoltre, anche i viaggi frequenti favoriscono la circolazione del virus“.

Per chi può diventare pericoloso

Sebbene la maggior parte dei casi negli attuali focolai si sia presentata, come detto, con sintomi di malattia lievi, il virus del vaiolo delle scimmie può causare malattie gravi in ​​alcuni gruppi di popolazione: bambini piccoli, donne in gravidanza, persone immunosoppresse.

Tuttavia, la probabilità di casi con grave morbilità non può ancora essere stimata con precisione. In definitiva, conclude l’ECDC, il rischio complessivo è valutato come moderato per le persone che hanno più partner sessuali e basso per la popolazione più ampia.

Cosa fare e cosa non fare se si è positivi al vaiolo

Le persone infette dovrebbero rimanere isolate fino alla caduta delle croste e dovrebbero in particolare evitare contatti ravvicinati con persone immunosoppresse e con animali domestici.

L’ECDC consiglia anche di astenersi dall’attività sessuale e da uno stretto contatto fisico fino alla guarigione dell’eruzione cutanea. La maggior parte dei casi può rimanere a casa con cure di supporto.

I contatti stretti dei casi di vaiolo delle scimmie dovrebbero automonitorarsi per l’eventuale sviluppo dei sintomi per 21 giorni dopo l’ultima esposizione.

Come si cura

Il trattamento è principalmente sintomatico e di supporto, compresa la prevenzione e il trattamento delle infezioni batteriche secondarie.

Come abbiamo visto, esiste anche un vaccino contro il vaiolo, che – precisa ancora l’ECDC – può essere preso in considerazione per la profilassi post-esposizione dei contatti stretti ad aumentato rischio di malattia grave.

Tuttavia, è necessario eseguire un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio per l’individuo esposto. Mancano infatti ad oggi informazioni importanti sull’uso dei vaccini contro il vaiolo attualmente disponibili per i gruppi ad aumentato rischio di malattie gravi. Inoltre, anche per i casi gravi possono essere utilizzati degli antivirali.

Gli operatori sanitari e di laboratorio devono indossare DPI appropriati durante lo screening di casi sospetti o la cura di un caso di vaiolo: guanti, camice resistente all’acqua, mascherina FFP.

L’ECDC suggerisce infine che i Paesi Ue dovrebbero concentrarsi sulla “tempestiva” identificazione, gestione, tracciamento dei contatti e segnalazione di nuovi casi di vaiolo, aggiornando i loro meccanismi di tracciamento dei contatti, la loro capacità diagnostica e rivedere la disponibilità di vaccini contro il vaiolo, antivirali e dispositivi di protezione individuale (DPI) per gli operatori sanitari.

Esistono ancora diverse incognite riguardo a questo focolaio e l’ECDC continuerà a monitorare da vicino gli sviluppi e ad aggiornare la valutazione del rischio non appena saranno disponibili nuovi dati e informazioni.

Fonte: quifinanza.it

25 maggio
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